Il Compasso d’Oro è forse il maggior riconoscimento internazionale per i progetti di design industriale, Vibram è riuscita a vincerlo con la sua Furoshiki, trasformando un sogno in uno dei progetti più rilevanti nella storia dell’innovazione tecnologica e del design.
Collater.al ha incontrato Masaya Hashimoto, il designer che ha partecipato allo sviluppo del progetto dalle sue origini, ascoltando una storia che racconta molto del design e del suo ruolo culturale e sociale; partendo dalle tradizioni del Giappone per creare una wrapping sole, un concetto innovativo che può condurre a un nuovo comportamento, a un nuovo modo di intendere le scarpe.
Come è nato il progetto Vibram Furoshiki?
Nel 2011 lavoravo nello studio di design di Isao Hosoe, che in quel momento stava collaborando con Vibram su un concept innovativi intorno al futuro della suola, una delle idee era quella di ridurre la quantità di stampi per ogni suola. Solitamente per ogni modello ci sono 10/12 stampi a seconda della numerata di suole, un obiettivo dell’azienda era quello di ottimizzare tempi e costi di produzione, creando così un nuovo prodotto più sostenibile sotto vari aspetti. Con il team R&D di Vibram abbiamo iniziato quindi a pensare a come integrare più numeri in un singolo stampo, una ricerca complessa perché la tomaia solitamente non si adatta a diversi numeri. Il prototipo che si è rivelato vincente è stato realizzato con gomma liquida, una lastra trasparente e del tessuto, dall’intuizione di avvolgere il piede in una suola accoppiata al tessuto. Appena calzato, abbiamo capito subito che funzionava.

Com’è stato lavorare ai dettagli più tecnici del progetto, riuscire a creare una scarpa bella e resistente inseguendo però un approccio essenziale negli elementi? C’è qualcosa in particolare che ha ispirato il design di Vibram Furoshiki?
Io lavoro con la metodologia italiana del filone di Gio Ponti o Alberto Rosselli, il mio maestro però è Isao Hosoe, la cultura di furoshiki è connessa a quella giapponese. La forma nasce da un telo porta oggetti, che storicamente serve a contenere un regalo che si porta in dono a qualcuno. Furoshiki è un modo per proteggere e svelare un prodotto con sorpresa. Ogni furoshiki è legato al contenuto e alla stagione, sono personalizzati in base all’occasione o all’abbigliamento, un concetto simile a quello che ci fa scegliere le scarpe in base all’umore, ognuno indossa quelle che lo rappresenta al meglio.
Vibram Furoshiki ha trasformato un oggetto storicamente anonimo, che doveva dare importanza al contenuto, in un meccanismo inverso, con il contenitore che diventa l’oggetto e il contenuto (il piede) che non si svela, quindi è anonimo e, per di più, si adatta ad ogni conformità e tipologia di piede. È stato fondamentale il ruolo di Vibram da un punto di vista di innovazione tecnologia e per lo sviluppo del prodotto da concept a suola che avvolge il piede; è stata importante anche la scelta dei tessuti, alcuni modelli per esempio sono realizzati insieme a un’azienda che produce costumi da bagno, l’elasticità del loro tessuto ci ha aiutato.
Inventare un prodotto per la prima volta è faticoso ma divertente, bisogna pensare a tutto, dal metodo di produzione fino a quello di analisi e vendita. Non è stato difficile perché lavoravamo con tecnici Vibram preparati. Il design è un gioco, bisogna combinare tecnologia e cultura, se il design non diverte diventa noioso, si sente la sofferenza. Il design è creare un nuovo comportamento, condurre a un nuovo comportamento. Le Vibram Furoshiki sono questo, non più un oggetto che va calzato ma un oggetto che va avvolto, già il gesto è differente.

“Ho imparato che in occidente cerchiamo di ragionare con la testa, però il momento di decisione importante e più gratificante si fa con la pancia. Il mondo moderno ragiona con la testa ma il corpo ha un’esperienza storica più lunga, e l’esperienza che ha accumulato viene da bisogni più profondi, legati a paura ed emotività. È importante abbassare il livello di emozione e emotività, per non creare problemi.
Nel design e nella creatività la maggior fonte di energia è l’emozione, se neghi l’emozione il design diventa piattissimo. Bisogna quindi regolarsi e canalizzare l’emotività in modo intelligente al consumatore finale. Il rischio è fare una pazzia, l’eccesso di creatività va bene per i fisici come Einstein, ma a lui serviva per uscire dalla logica”.
Alla figura di stilista si è sostituito negli ultimi anni il concetto di designer, cosa pensa di questo cambiamento del modo di definire chi crea una collezione, può far perdere il senso della progettazione, dello studio tecnico dei materiali e delle forme?
Nella storia ci sono stilisti che avrebbero potuto vincere il Compasso D’Oro, come Giorgio Armani o Coco Chanel, perché hanno creato con un’innovazione. Chanel ha creato l’idea di una donna moderna che entrava nella società del lavoro, Armani ha portato la qualità della sartoria nel mondo industriale. Ci sono prodotti di moda che potrebbero vincere grandi riconoscimenti di design ma ora il mondo della moda un po’ si è appiattito, perché progettare prevede anche molti rischi.
Oggi il mercato è saturo, prima si guardava il mondo del design in relazione alle innovazioni che proponeva, ora si guarda alla filosofia del brand e ai sui concetti, cose sulle quali non hai troppo rischio imprenditoriale ma che ti aiutano a reggere l’ondata di prodotti che sei chiamato a produrre. Il design è cambiato dal punto di vista imprenditoriale e questo ha cambiato anche l’approccio alla produzione, non è facile presentare innovazioni.

Quando guardi Vibram Furoshiki ti senti più design di moda o di prodotto?
Di prodotto, perché il prodotto è appunto “prodotto”, ovvero qualcosa di creato e venduto. Se faccio il cuoco sono un designer di prodotto, cucino e vendo, prima di tutto però lo penso in base alle esigenze dei miei ospiti. Il designer deve accogliere richieste e coccolare in qualche maniera i clienti, con gli strumenti che ho a disposizione.
Si aspettava il successo delle Vibram Furoshiki quando è stata progettata? Il Compasso D’Oro del 2018 ha aiutato ad aprire il modello al grande pubblico?
Ogni progetto che faccio provo a portarlo allo stesso livello, poi per me è importante il giudizio del mondo esterno, capire cosa la gente pensa per sapere se quell’idea può avere potenziale. Prima non riesco a capirlo.
Con Furoshiki abbiamo vinto anche due importanti premi, DFA Design For Asia dell’Hong Kong Design Center e il DIA Design Intelligence Award. In quest’ultimo Vibram è stata invitata come progetto europeo, è stato un riconoscimento molto faticoso da ottenere. Questi due premi sono stati importanti perché è la prima volta che una scarpa europea approccia a tutte le diversità di piedi, la forma dei piedi asiatica è diversa da quella occidentale e le scarpe non si adattano bene. Sono sicuro che nei prossimi anni cambierà la cultura della scarpa e della suola.