I vostri avatar sono in pericolo. I vostri selfie stanno per essere spazzati via.
Viviamo in un momento in cui la tendenza è quella di mostrarsi, di affermarsi attraverso un’immagine. È il caro e vecchio bisogno di gridare la propria volontà di esistere, solo che adesso viene tradotta in un una sorta di “Like me, ergo sum” o di “Guardami, guardami, sto esistendo in questo preciso istante!”
Una continua ricerca di approvazione anche ingannevole. Ci si mostra esattamente nel modo in cui si vuole essere visti, alla ricerca dello scatto perfetto per costruire meticolosamente la percezione di sé in modo che sia il più possibile “corrispondente al nostro desiderio di identità condivisa“.
Ora però questa è una mia riflessione anche piuttosto banale sulla natura dell’autoscatto e dell’auto ritratto ai tempi del digitale. Quello di Giuseppe Pepe è un progetto che ha più voglia di giocare con suggestioni e citazioni, tra horror, ironia e perizia maniacale da graphic designer.
Un progetto che strizza l’occhio alla comunità Instagram, raccogliendo spesso nomi illustri. E che allo stesso modo non può che richiamare ai Pixies e all’ultima scena di Fight Club.
Che poi in fondo, come diceva Tyler Durden, «Siamo i sottoprodotti di uno stile di vita che ci ossessiona. Omicidi, crimini, povertà, queste cose non mi spaventano. Quello che mi spaventa sono le celebrità sulle riviste, la televisione con 500 canali, il nome di un tizio sulle mie mutande, i farmaci per capelli, larredatrice, poche calorie, Marta Stewart.. Fanculo Marta Stewart.. Marta sta lucidando le maniglie sul Titanic..va tutto a fondo bello..perciò vaffanculo tu e il tuo divanetto a strisce verdi di Omar Shab della String.