Le bellezze offerte dal borgo di Squillace, decantate da Virgilio nell’Eneide e vero e proprio gioiello della provincia di Catanzaro, sono diventate casa e laboratorio di cinque artisti che per 15 giorni si sono lasciati ispirare dal patrimonio archeologico del luogo rivisitandolo e interpretandolo in opere d’arte contemporanea.
Si tratta di In-ruins, un progetto di residenza artistica che, dopo il successo della prima edizione dell’anno scorso svoltasi nel Parco Archeologico di Scolacium, quest’anno ha riproposto lo stesso format ma a Squillace.
Qui, il Castello Normanno, edificato nel 1044 sulle rovine dell’antico monastero di Cassiodoro, Palazzo Pepe, uno tra i massimi esempi di architettura gentilizia della zona, e la Chiesetta Gotica di Santa Maria della Pietà, risalente ad epoca sveva, si sono trasformati in spazi di convivenza, condivisione e creazione.
L’obiettivo del progetto – da cui deriva il nome In-ruins – è quello di invitare artisti provenienti da diversi paesi a riflettere su cosa significhi agire tra le rovine, donando loro nuova vita con interventi artistici e installazioni.
Così l’israeliano Itamar Gov, la spagnola Anna III, l’inglese Alrai, la polacca Martyna Benedyka e il duo italiano Ceresoli Cosco hanno lavorato a differenti progetti site-specific creando un dialogo tra arte contemporanea e patrimonio archeologico.
Per la sua opera intitolata The Mausoleum of Rejected Citrons Itamar Gov è partito dalla pratica di selezione del miglior cedro da parte dei rabbini che ogni settembre giungono a Santa Maria del Cedro (CZ) dando però spazio a tutti quei cedri “imperfetti” che non sono stati selezionati.
Itamar Gov Itamar Gov
Con Noli Me Tangere Anna III ha realizzato una rivisitazione tessile delle monumentali finestre del Castello Normanno di Squillace; mentre Emii Alrai si è lasciata ispirare dalla flora che circonda il castello lavorando poi su ceramiche utilizzando l’antica tecnica bizantina dell’ingobbio al graffito.
Anna Ill Emii Alrai
La ricerca artistica di Martyna Benedyka è cominciata da un canto millenario risalente al 1151 dando vita a un’opera di archeoacustica, disciplina che unisce archeologia, etnomusicologia, acustica e modellazione digitale; infine il duo italiano Ceresoli Cosco ha prodotto una serie ti terracotte, ceramiche, stampi per colata e interventi effimeri pensati per gli spazi interni del castello. Per sottolineare ancora meglio il legame con il luogo, è stata utilizzata un’argilla proveniente da un antico stagno nei pressi del sito archeologico.
Martyna Benedyka Ceresoli Cosco
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Emii Alrai Emii Alrai
Martyna Benedyka Martyna Benedyka Ceresoli Cosco Ceresoli Cosco Ceresoli Cosco Ceresoli Cosco