Dalla Colombia fino a Miami, città nella quale si è trasferito a 17 anni, questo è il percorso fisico che ha compiuto il fotografo Juan Sebastian nella sua vita, più semplice da raccontare rispetto al suo percorso artistico, sospeso tra ideale e reale, tra mito e fantasia.
La serie “The roar of the wind” permette di entrare a pieno nell’immaginario del fotografo, cogliendo alcune delle sue fonti di ispirazione, come il teatro e la sua musicalità. Anche la letteratura (quella di Gabriel García Márquez e Isabel Allende in particolare) influenza gli scatti si Sebastian, grazie alla quale crea un racconto che segue uno sviluppo non solo fisico ma anche mentale. Lo studio sulle forme del corpo umano viene sviluppato attraverso l’annullamento della sagoma, ricondotta a entità estratta e ricreata, proprio per questo volatile e precaria, sensazione concreta grazie al vento che muove larghi teli dei colori della terra.
Ciò che riempie l’inquadratura è la musicalità dell’anima che i soggetti sprigionano, e quella sensazione atmosferica che porta a sentire sulla pelle il brivido del vento, o meglio, il suo ruggito.
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