Affascinata dall’arte della manipolazione, gioisco perché i lavori di Julie Cockburn hanno incrociato la mia strada.
Fotografa londinese formatasi nel Central Saint Martins College of Arts and Design di Londra è arrivata ai miei occhi perché attualmente in mostra in una collettiva alla Gallerie Ramakers allestita per la settimana dell’arte che si svolge a Rotterdam alla fine di febbraio.
Non c’è discriminazione nella scelta delle immagini da utilizzare. Panorami e ritratti provenienti da memorie personali, rubate da un qualsiasi album fotografico di famiglia, vengono stravolti nei loro punti chiave. I lavori che più colpiscono sono quelli in cui i volti vengono modificati diventando calendoscopici, tagliati e riassemblati a proprio piacere, illusioni ottiche dove si tenta come investigatori di ricostruire l’immagine originale. Come un puzzle composto che alla fine dell’opera viene smontato casualmente in ogni singolo pezzo.
Le foto che utilizza immortalano volti di bambini, giovani diplomati, marinai e madri di famiglia con le loro perle al collo e il vestito della festa. Il bianco e nero del passato incontra i colori di figure geometriche che nascono intorno ad esso, biglie che distorcono le forme, tessuti che danno rilievo al viso, giochi che mettono in evidenzia solo sguardi ed espressioni.
Il mistero di un’immagine che oltre a esserci distante perché emblema di un ricordo intimo che non ci appartiene, viene in più allontanata a noi dalla manipolazione, che la nasconde e ci permette di spiarla da un buco della serratura.