Si discute molto sull’istituzionalizzazione della street art e sulle scelte etiche di galleristi e istituzioni quando scelgono di presentare opere che appartengono a un’espressione artistica nata nelle strade e che secondo i più nostalgici non dovrebbe spostarsi da quei contesti.
In alcuni casi questa conversazione pone davanti a falsi problemi, che riguardano la natura delle opere e le intenzioni degli stessi artisti, che hanno saputo adattare il proprio ruolo, e già a partire dagli anni ’70 portando questo fenomeno controculturale nei circuiti tradizionali dell’arte.
Ci sono nazioni in cui la street art non è mai entrata nelle gallerie nel modo in cui altri grandi musei del mondo hanno fatto, per esempio la Cina, che da poco ha annunciato che ospiterà la sua prima storica mostra retrospettiva dedicata alla street art e ai graffiti, in occasione di Art Basel Hong Kong.

Il titolo della mostra è “City as Studio”, rappresentativo di quel meccanismo che ha stravolto la concezione dell’artista e la valutazione di questo tipo di arte da parte delle gallerie. Un processo iniziato da artisti come Jean-Michel Basquiat e Keith Haring, entrambi presenti alla mostra.
Le oltre 100 opere, realizzate da 30 artisti, verranno presentate alla K11 Art Foundation e sono state selezionate dal curatore Jeffrey Deitch, personaggio che grazie alle oltre 50 mostre curate in tutto il mondo ha contribuito a far si che la street art venga accettata nei programmi di importanti musei mondiali.
“City as Studio” entra nei percorsi del genere trasmettendo ai visitatori l’ampiezza di stili e aree geografiche attraverso il quale si sono mosse le diverse generazioni. Da New York a San Francisco, fino al Brasile, Tokyo e Parigi, la mostra sarà prima di tutto una riflessione storica sulla graffiti art, grazie al talento di nomi come Fab 5 Freddy , FUTURA, Barry McGee , Mister Cartoon , KAWS e AIKO.
