La figura della donna è uno dei soggetti più ricorrenti nella storia dell’arte: dalle statuine della fertilità preistoriche alle statue greche di divinità dalla bellezza codificata, dai ritratti di regine e dame a opere pittoriche cariche di emotività. Ma chi sono queste donne? Come si chiamano? E qual è la loro storia? Spesso erano parte della famiglia del pittore, mogli, madri, figlie o sorelle, o altrettanto spesso erano amanti oppure soltanto modelle. Le muse giocavano un ruolo chiave all’interno delle vite degli artisti, in molti casi determinandone il successo, tuttavia costrette a rimanere nell’ombra.
In occasione della Giornata internazionale della donna, abbiamo scelto 5 figure femminili, con storie particolari e uniche, legate al lavoro di grandi artisti come Edward Hopper, Alberto Giacometti, Oskar Kokoschka, Sandro Botticelli e Alberto Modigliani.



Josephine Verstelle Nivison: pittrice di talento che visse infelice per il marito Edward Hopper
C’è solo un ritratto di Josephine Verstelle Nivison fatto dal pittore realista Edward Hopper ed è intitolato Joe painting, ma solo dal titolo sappiamo che la donna stava dipingendo.
Quando Joe e Edward si incontrarono era lei ad essere un’artista affermata nella cerchia newyorkese, ma dopo il matrimonio venne esclusa da tutto. A Hopper pesava la fama della Verstelle Nivison e per questo le spense ogni scintilla e ogni ambizione. Agli inizi della loro relazione, fu proprio lei ad incoraggiare l’insicuro compagno a passare dalle incisioni agli acquarelli, convincendo anche il Brooklyn Museum a visionare le opere di Hopper. Da quel momento, Joe venne ignorata e Hopper celebrato.
Hopper soffrì per tutta la vita il confronto con la moglie tanto da sentire il bisogno di controllare qualsiasi sua scelta e azione, le vietò di guidare così come di nuotare. La stessa artista in uno dei suoi diari scrisse: “Grazie a dio avevo imparato a leggere a scrivere prima di diventare sua moglie, altrimenti avrebbe cercato di negarmi anche questa conquista universale. Perché è cosi spietatamente competitivo? Perché devo sempre essere io quella da battere?”
Nonostante lui denigrasse lei e la sua pittura, Joe lo confortava nei momenti di insicurezza, lo aiutava a trovare i titoli – come per il famosissimo Nighthaws. Joe era la modella di tutte le sue opere, anche quelle più erotiche, come nel caso di Girlie Show, per cui all’età di quasi sessant’anni posò completamente nuda sui tacchi. Hopper non le lasciò neanche l’orgoglio di essere ritratta per com’era, infatti, come in molte altre opere in cui compare (Morning in a City, A Woman in the Sun e Summertime) il suo corpo veniva snaturato dal marito, che ne allungava le proporzioni e ne ingrandiva il seno.
Lettura consigliata: Edward Hopper. Biografia Intima scritta da Gail Levin partendo dai diari di Joe Nivison. La moglie infatti non si ribellò mai, subì per tutta la vita, sfogandosi suoi suoi innumerevoli diari.


Yvonne Poiraudeau (conosciuta come Caroline): la prostituta ultimo amore di Alberto Giacometti
Alberto Giacometti ha ormai cinquantasette anni e da due anni attraversa una crisi artistica, si trova a Parigi e qui incontra Yvonne Poraudeau, una prostituta appena ventenne conosciuta con il nome di Caroline. La sua bellezza e la sua raffinatezza colpiscono l’artista, che se ne innamora perdutamente, nonostante Giacometti fosse già sposato e frequentasse altre amanti. Tra i due nasce una relazione passionale e folle, Caroline diviene la sua compagna di avventure, nonché modella e musa.
L’incontro con Yvonne Poriaudeau segna l’inizio dell’ultimo periodo artistico di Giacometti, quello degli “ultimi ritratti”: l’artista dipinge infatti una trentina di ritratti della giovane donna, tra cui quello del 1965 intitolato Caroline e conservato al Museo d’arte moderna di Parigi.
A Giacometti non importava che lei vendesse il suo corpo e neppure che rubasse, facendo piuttosto i salti mortali per tirarla fuori dal carcere. Caroline faceva rivivere all’artista la sua giovinezza, portandolo per le vie della Parigi notturna, che Giacometti tradusse in 150 litografie presenti nel libro Parigi senza fine.
Anche Caroline finì per innamorarsi perdutamente di Alberto che, nonostante l’amore per la giovane donna, non lasciò mai la moglie Annette. Poco dopo, Giacometti si ammalò di cancro e sul punto di morte allontanò la moglie, chiamando a sé Caroline, l’ultima a stringergli la mano.
Lettura consigliata: L’ultima modella di Franck Maubert che racconta fedelmente le parole di Caroline, l’ultimo amore di Alberto Giacometti, incontrata dallo scrittore quando, ormai anziana, viveva in un appartamento a Nizza
Alma Maria Schindler: la sposa del vento di Oskar Kokoschka
All’inizio del Novecento a Vienna è Alma Maria Schindler ad essere la più bella donna della città. Figlia di un pittore e di una cantante, a soli diciassette anni divenne la “Giuditta“ di Klimt. Compositrice e donna di grande cultura, dopo il primo matrimonio, incontrò ad un pranzo l’allievo di Klimt Oskar Kokoschka.
Lei quasi trentaduenne e ancora bellissima, lui appena ventiquattrenne, magro, alto, con gli occhi leggermente strabici e la testa rasata. Oskar stava passando un periodo di blocco artistico e per stimolarlo il patrigno di Alma commissionò al giovane pittore un ritratto della figlioccia. Da quel momento in poi Kokoschka divenne completamente ossessionato dalla ragazza. Nel periodo tra i due matrimoni di Alma, il primo con il compositore Gustav Mahler e il secondo con Walter Gropius, i due furono amanti passionali, ma più il tempo passava e più cresceva la gelosia di Oskar nei suoi confronti.
Kokoschka sviluppò un rapporto morboso con lei, tant’è che in soli due anni dipinse Alma in 400 opere, tra tele e disegni. L’artista voleva sposarla a tutti i costi ma la sua risposta fu: “Ti sposerò quando dipingerai un vero capolavoro”. Oskar prese una tela enorme e nel 1914 iniziò a lavorare a quello che diventerà il suo vero capolavoro: La sposa del vento. Alma riconobbe la grandiosità del dipinto, ma non mantenne la parola: non lo sposò e scomparve. L’ultimo dipinto che la raffigura è Donna in Blu (1919) conservato alla Staatsgalerie di Stoccarda.
Lettura consigliata: Alma Mahler. O l’arte di essere amata di Francoise Giroud



Simonetta Cattaneo Vespucci: la Venere di Botticelli
Simonetta Cattaneo Vespucci è stata una bellissima donna rinascimentale, canone di bellezza e una delle figure più riconoscibili nella storia dell’arte. È infatti la musa e soggetto della celebre opera di Sandro Botticelli La nascita di Venere, conservata oggi alle Gallerie degli Uffizi di Firenze.
Genovese di nascita, nobile e moglie di Marco Vespucci, il cugino del celebre Amerigo, il suo rapporto con Botticelli nasce proprio grazie alla famiglia del marito, protettori del pittore rinascimentale. Probabilmente Sandro e Simonetta non ebbero alcun tipo di rapporto amoroso anzi, la giovane donna morì tragicamente all’età di ventitré anni e da quel momento in poi divenne oggetto di venerazione da parte dei poeti di Firenze.
A Botticelli venne dato il compito di renderla immortale, di trasformarla nella donna ideale. La figura di Simonetta è presente in molte delle sue opere: dalla più celebre Nascita di Venere alla Venere pudica, diventando volto anche della Vergine Maria in Madonna della melagrana e in Madonna del Magnificant, oltre alle molte illustrazioni della Divina Commedia dedicate a Beatrice e ad opere meno conosciute come Ritratto ideale di dama del 1475.
Lettura consigliata: L’ultima rosa di aprile. Simonetta Cattaneo Vespucci, la Venere di Botticelli di Simona Bertocchi, un romanzo che traccia il profilo della musa fiorentina


Jeanne Héburterne: l’amore travagliato di Amedeo Modigliani
Amedeo e Jeanne si conoscono nel 1917 all’Académie Colarossi di Parigi. Entrambi artisti, lei ha diciannove anni, lui trentatré ed è ancora tormentato dal precedente amore con Beatrice Hastings. Si dice che Jeanne fosse timida e malinconica ma incredibilmente talentuosa, lui invece alcolizzato, drogato e malato di tubercolosi. I due finirono comunque per innamorarsi perdutamente e vissero una storia d’amore lunga tre anni, che li portò entrambi alla morte.
Le condizioni di Amedeo non gli rendevano facile esprimere i sentimenti per lei, affidati così ai suoi dipinti. Modigliani dipinse più di venti ritratti di Jeanne, raffigurata in ogni modo: a mezzo busto, frontalmente, di profilo, con il cappello o con la sciarpa. Uno degli elementi distintivi delle opere di Amedeo Modigliani è l’assenza di pupille delle donne che ritraeva, anche nelle prime opere che ritraggono Jeanne le pupille non sono disegnate, salvo comparire in una seconda fase, a questo proposito il pittore affermava: “Quando conoscerò la tua anima, dipingerò i tuoi occhi”.
Ebbero una figlia che Modigliani non riconobbe mai, la vita sregolata del pittore finì per influenzare anche Jeanne che, dopo un improvviso peggioramento della salute di Alberto e della sua conseguente morte, si suicidò incinta e appena ventunenne, buttandosi dal quinto piano di un palazzo. Sepolti insieme nel cimitero Père Lachaise di Parigi, sulla lapide di lei si legge: “Jeanne Hébuterne compagna devota di Amedeo Modigliani fino all’estremo sacrifizio”.
Lettura consigliata: Di schiena. Jeanne Hébuterne senza Modigliani di Anna Burgio



