Con la situazione degli spettacoli dal vivo, concerti e festival ancora incerta, il 2020 è stato caratterizzato, se non altro, da un’ulteriore crescita dell’esperienza digitale, perché, nonostante tutto, la musica non può e non deve fermarsi.
Per questa ragione è nato “Opera Series” che mira a raccontare alcuni dei luoghi iconici della Sicilia, tra la lava dell’Etna e il mar Ionio, attraverso la musica.
L’obiettivo principale è quello di ampliare l’immagine della regione Sicilia su scala internazionale, ponendo l’accento sull’importanza dell’imprenditoria culturale nella valorizzazione e promozione del territorio e delle risorse di una specifica area.
Il primo appuntamento è andato in onda il giorno 20 di gennaio, ospiti i Cratere Centrale, band catanese che mescola jazz e funk a sonorità house e hip hop e che negli anni ha diviso il palco con artisti del calibro di Nu Guinea e Erlend Oye.

Il prossimo capitolo assolutamente non perdere è previsto per domani e vedrà protagonista Beercock, artista e performer anglo-italiano che ha recentemente pubblicato il secondo LP dal titolo “Human Rites”. A fare da sfondo stavolta i fantastici territori alle pendici orientali dell’Etna del comune di Milo.

Per seguire l’evento basta collegarsi alla loro pagina Facebook, per vivere seppur da casa, un’esperienza unica caratterizzata dalle sonorità mistiche di Beercock a un passo dal vulcano attivo più alto d’Europa.
Per l’occasione abbiamo avuto anche il piacere di fare una chiacchierata con Andrea Cavallaro, art director del progetto Opera Series.
Andrea oggi si occupa principalmente di progettazione culturale, marketing e PR. Di recente ha assunto l’incarico di Direttore Generale di Sicilia Festivals, il nuovo network di festival siciliani, di cui egli stesso è stato co-ideatore e fondatore.

In un momento in cui la musica è ferma, voi di Opera Series avete deciso di non farla fermare andando in controtendenza, com’è nato il progetto?
Sì è vero, la pandemia ha avuto un fortissimo impatto sul settore dello spettacolo ma credo che la musica non si sia mai fermata. Si sono fermati i concerti, la musica dal vivo, ma il settore rimane sempre molto creativo per fortuna. Tanti artisti stanno continuando a pubblicare album pur con la consapevolezza che i tour non avranno luogo e questo di per sé è un bene se non altro perché si continua ad alimentare una parte della filiera, e dall’altra si continuano a elaborare nuovi contenuti, sperimentare nuovi linguaggi.
Nel corso della pandemia abbiamo visto un incremento esponenziale dell’utilizzo del digitale attraverso lo streaming, le performance artistiche sono veicolate su canali digital, non che prima ciò non accadesse, molti media mondiali hanno approcciato questa forma di comunicazione da anni, ma è evidente che l’esperienza dello spettatore di una performance live durante un concerto rispetto all’esperienza digitale è diversa.
Non voglio dire che l’esperienza è meglio o peggio, ma sicuramente sacrificata secondo il modello che ci è stato presentato fino ad oggi.
Partendo da queste riflessioni abbiamo pensato a come migliorare l’esperienza dello spettatore e se vivi in Sicilia, un territorio così ricco di bellezza paesaggistica, storia e tradizioni, è naturale pensare di raccontare la tua terra. Da uomo del sud e siciliano, nei progetti che ho portato avanti nel corso degli ultimi anni, fra i quali l’Ortigia Sound System, la sicilianità ha sempre avuto un ruolo centrale nel racconto, ma mai attraverso stereotipi.
Opera Series è nato con lo spirito di coniugare il lato artistico e performativo con il territorio, costruendo uno storytelling che possa raccontare il paesaggio, e valorizzare gli aspetti più artigianali dei luoghi.
In un momento in cui il pubblico non può fruire della performance artistica dal vivo ci è sembrato ovvio utilizzare il linguaggio dell’audio-visivo e pensare Opera come un progetto itinerante a più episodi, da qui il payoff “Series”.
Un altro fattore fondamentale che ha dato una forte spinta alla nascita del progetto credo sia la consapevolezza del ruolo della progettazione culturale rispetto all’organizzatore di eventi.
Credo che il compito di chi fa questo mestiere sia anche questo, saper reagire di fronte ai cambiamenti, adeguarsi e creare, cercando di rendere sostenibili i progetti. Affinché ciò accada abbiamo necessità di formare risorse che approccino l’attività culturale in termini di impresa.

La cosa che più colpisce è quella di fondere il territorio e la musica, una cosa che non si vede spesso e soprattutto non capita tutti i giorni di suonare in una cornice unica, tra mare e montagna. Quali sono i prossimi step e quali artisti ospiterete?
Sì è vero, fondere territorio e musica non capita spesso, tuttavia in qualità di Direttore Generale di Sicilia Festivals posso affermare che i festival siciliani che fanno dell’esperienza uno dei fattori chiave della loro progettazione sono riusciti a coniugare questi aspetti, soprattutto grazie a una generazione di imprenditori culturali, giovani e meno, che con grande determinazione si sta riappropriando degli spazi. Dall’altro lato le Istituzioni hanno compreso che modelli come i festival esperienziali e prodotti audio-visivi come Opera Series sono modelli che hanno un ruolo centrale nella promozione, rigenerazione e valorizzazione dei territori. Per quanto riguarda il lato digital fino ad oggi siamo stati per lo più abituati a godere delle performance in maniera abbastanza statica pur ambientate in location estremamente suggestive ed emozionanti.
Con Opera Series abbiamo voluto costruire in più uno storytelling legato al territorio, e credo che questa parte sia stata la parte più bella del progetto.
Ricercare i luoghi, immaginare la performance artistica, curare il rapporto con le Istituzioni e le realtà locali, conoscere le storie di un posto raccontate dalle persone che vi abitano credo che sia l’aspetto più umano del nostro lavoro. Tutti questi contenuti legati alla natura ed alla sfera artistica vengono rielaborati in fase di produzione di comunicazione, pubbliche relazioni e ufficio stampa, per l’ideazione e creazione del progetto.
Quando curi questi aspetti in maniera meticolosa, il più delle volte arrivi alla pancia dell’artista, che dà il massimo.
È stato così per i ragazzi di Cratere Centrale che hanno messo su un live entusiasmante per il primo episodio della serie.
Prossimo step è il lancio del II episodio ambientato a Milo, paesino arroccato alle pendici dell’Etna, famoso per il suo Etna Bianco Superiore Doc, e par essere dimora del maestro Franco Battiato. Lucio Dalla ne ha fatto la sua seconda casa e a lui è intitolato l’anfiteatro.
È una terra a cui sono profondamente legato perché oltre ad essere il paese dei miei genitori, della mia infanzia e adolescenza, raccontano un rapporto molto particolare fra l’uomo e la natura.
Da un lato il vulcano, l’Etna e la sua forza distruttiva e dall’altra parte l’opera laboriosa dell’uomo di cui la vite forse è l’espressione più alta.
Ad esibirsi sarà Beercock, che ha di recente pubblicato l’album “HUMANS RITES” prodotto da 800A Records, che ha già riscosso enormi consensi e favori della critica. La performance di Beercock è stata registrata all’interno della vigna dell’azienda dei “I Vigneri di Salvo Foti”, storico viticoltore etneo che coltiva la vite ad alberello, cercando di utilizzare strumenti e sistemi non invasivi, nel rispetto, fin dove è possibile, della tradizione, dei propri antichissimi vitigni, continuando una tradizione di oltre 500 anni, quando a Catania nel 1435 venne costituita l’Associazione di viticoltori “Maestranza dei Vigneri”.

Quali sono gli obiettivi di Opera Series? E soprattutto quando chiaramente tutto tornerà alla normalità, c’è la possibilità che il progetto vada avanti prevedendo anche la presenza del pubblico?
Series nasce come costola del progetto “Opera Radio Tour”. Il progetto Radio Tour inizialmente è stato pensato come un festival itinerante ed ha ripercorso le città dei festival siciliani annullati: Ortigia, Milazzo, Marsala, San Vito lo Capo, Castellammare del Golfo e Catania. Opera è un riferimento all'”Opra dei Pupi” che agli inizi del XX secolo era la carovana viaggiante che animava le piazze siciliane. Allo stesso modo ho immaginato il Radio Tour come la carovana viaggiante che rianimava le piazze siciliane nel post-Covid arricchendo l’offerta culturale delle destinazioni in un processo di creazione artistica con le organizzazioni dei luoghi, e quindi anche operare, fare, creare. Con le restrizioni dettate dal DPCM di agosto ci siamo limitati a fare diffusione musicale, condividendo in streaming i contenuti prodotti e promuovendo i territori che hanno ospitato il progetto. Sia la creazione di un tour, il palinsesto, sia la costruzione degli episodi della Series ti permette di avere punti di contatto con Istituzioni, cittadini del luogo e stakeholders in generale. Sicuramente fra gli obiettivi di Opera c’è in primis il territorio, non perché la performance artistica non sia centrale nel progetto, tutt’altro, ma la volontà è quella di creare dei prodotti trasversali che raccontino i contemporaneo. Altro obiettivo è continuare a lavorare affinché le Istituzioni comprendano il ruolo fondamentale delle organizzazioni e della progettazione culturale nei processi di sviluppo delle comunità. Sulla possibilità di ospitare il pubblico se ci saranno dei protocolli che lo consentiranno non escludo che ciò possa accadere.
