Francesco Saverio Lopazio fotografa essenze e cose normali
I viaggi in Europa che il fotografoFrancesco Saverio Lopazio (Ascoli Piceno, 1993) fa negli ultimi anni lo stimolano a lavorare su un linguaggio focalizzato sulla fotografia street e urban, con un risvolto concettuale. Gli scatti di Lopazio si concentrano sulla documentazione della vita di un luogo e sulle emozioni umane, come uno dei suoi primi lavori dal taglio fotogiornalistico intitolato Estrangement (2017) in cui documenta la condizione dei migranti nei centri di accoglienza marchigiani. LA sua ricerca poi si è concentrata sempre di più sull’analisi del rapporto tra l’uomo e il territorio.
Le sue fotografie presentano una composizione armoniosa, in cui è evidente la ricerca organizzata e la cura per i dettagli. Nelle opere di Francesco Saverio Lopazio il soggetto è facilmente riconoscibile ma allo stesso tempo non domina la composizione, dialogando in accordo con l’ambiente circostante. Ne è un esempio la fotografia mise-en-scenein cui le protagoniste sono due gambe nude che spuntano da una serie di poltrone di velluto rosso. La situazione atipica rende l’opera quasi surreale ma l’equilibrio dello scatto crea una normalizzazione visiva.
Un elemento caratterizzante delle fotografie di Francesco Saverio Lopazio è la ricerca dell’essenza, evidente soprattutto nei suoi scatti più dinamici, che presuppongono un movimento del soggetto, dell’ambiente o dell’artista stesso. Le oche che prendono il volo al tramonto, il pastore Giorgio è al lavoro con le sue pecore, le montagne spuntano dal finestrino di un auto.
“In ogni foto, essenzialmente, ci sono due parti diverse, la realtà e la verità, l’essenza. La realtà è data dagli elementi che compongono una fotografia come strade, soggetti, elementi urbani o naturali, ma l’essenza è ciò che mi coinvolge e mi colpisce in un’immagine. E questa sensazione è diversa per ognuno di noi, ma provoca emozioni perché lavora sui ricordi, sulle esperienze di vita e sulle identità.” – racconta il fotografo.
La stessa essenza è percepibile negli scatti della serie Souls in Isolation, dove indaga il senso di isolamento e di smarrimento causato dalla pandemia, con uno stile che si avvicina alla film photography. Le fotografie di Francesco Saverio Lopazio saranno esposte alla mostra collettiva ImageNation a New York, dal 10 al 12 marzo 2023 e curata da Martin Vegas.
Cosa fa il fotografo di scena? Intervista a GrazianoPanfili
Il giorno seguente la notte più importante per il mondo del cinema, ovvero quella delle assegnazioni degli Oscar, l’obiettivo di questo articolo è quello scoprire la professione del fotografo di scena, un lavoro affascinante che mette il fotografo in contatto con attori, registi, scenografi e macchinisti, ma che presenta anche molte insidie e che richiede notevoli capacità di adattamento. Collater.al ne ha parlato con GrazianoPanfili, un artista poliedrico, approdato alla fotografia dopo essersi dedicato per molti anni al disegno, alla pittura e al fumetto e che ha ricoperto questo ruolo per diversi anni all’interno di produzioni cinematografiche, connotando in questa direzione tutta la sua ricerca artistica.
Partiamodallebasi: molti pensano che il fotografo di scena scatti semplicemente delle foto durante le riprese di un film, ma in realtà tra scatti posati e di backstage fa molto di più e soprattutto deve assecondare le scelte del resto della troupe. Qual è la difficoltà maggiore in queste diverse modalità di scatto?
Effettivamente, il lavoro del fotografo di scena non si limita solo a scattare fotografie durante le riprese di un film, ma comporta molte altre attività come la realizzazione di scatti posati, foto di backstage e altro ancora. Inoltre, il fotografo di scena deve lavorare in stretta collaborazione con il regista, il direttore della fotografia e gli altri membri del team per assecondare le scelte di tempi, spazi, luci e scene definite dal resto della troupe. Una delle maggiori difficoltà in queste diverse modalità di scatto è la necessità di essere sempre pronti ad agire rapidamente e con decisione per cogliere i momenti giusti durante le riprese. Quando si scatta durante le riprese di un film, ad esempio, il fotografo di scena deve essere in grado di capire esattamente quali momenti sono importanti per il regista e per la storia del film, e di coglierli rapidamente senza disturbare gli attori o le altre figure impegnate sul set. Questo richiede molta creatività, prontezza, capacità di previsualizzazione e, naturalmente, una conoscenza approfondita della luce e delle tecniche fotografiche.
Il fotografo di scena è un narratore invisibile all’interno del set. Con discrezione e sagacia deve raccontare il film, trasformando un’immagine in movimento in un’immagine statica. Come ti prepari a scattare per il film? Leggi il copione anticipatamente e definisci delle scene che possano essere interessanti e che visualizzi già nella tua mente? Come vivono la tua presenza sul set le altre persone che lavorano?
Per prepararmi a scattare per un film è importante prima di tutto leggere il copione per avere un’idea del tipo di storia che si sta raccontando e delle scene che potrebbero richiedere particolare attenzione dal punto di vista fotografico, visivo e narrativo. A volte, il regista e il direttore della fotografia possono anche fornirmi un briefing dettagliato sulle scene in cui siamo coinvolti. Quando mi trovo sul set cerco di essere il più discreto possibile per non disturbare gli altri membri della troupe e gli attori, ma al tempo stesso devo anche essere attento e pronto ad agire rapidamente per catturare i momenti salienti durante le riprese.
Molte volte, ci sono momenti imprevedibili che richiedono di essere pronti in ogni momento, come ad esempio un improvviso cambio di luce, una scena molto dinamica o un’emozione intensa da parte dell’attore. Quindi, la preparazione teorica e pratica è fondamentale per avere un controllo completo sulle impostazioni della fotocamera e per poter effettuare rapidamente le regolazioni necessarie per catturare le immagini più efficaci. C’è sempre una buona comunicazione tra me, il regista, il direttore della fotografia e gli altri professionisti presenti sul set per garantire che tutti siano allineati sugli obiettivi delle riprese e per evitare di disturbare gli attori durante le scene più impegnative. Siamo una squadra che diventa un tutt’uno.
Diciamo che il fotografo di scena è già un interprete di un film: scattando, dà una sua visione, prediligendo inquadrature, dettagli, momenti precisi.Riesci a raggiungere un compromesso tra fotografia documentata e creativa? Quanto questo tipo di fotografia ha poi influenzato la tua ricerca generale?
Sì, il fotografo di scena, in un certo senso, può essere considerato un interprete del film che sta fotografando. Attraverso le sue scelte di inquadrature, dettagli e momenti precisi, il fotografo di scena dà una sua visione della storia che si sta rappresentando. Riuscire a trovare il giusto equilibrio tra la fotografia documentata e quella creativa è una delle sfide principali del lavoro del fotografo di scena. Da un lato, è importante documentare accuratamente le riprese e creare un registro visivo preciso del lavoro svolto sul set, per scopi di promozione e di archiviazione. D’altra parte, il fotografo di scena deve anche cercare di essere creativo e di cogliere momenti unici ed emozionanti che possano catturare l’essenza del film e la sua visione personale.
Per raggiungere questo equilibrio, è importante avere una conoscenza approfondita del film e delle sue tematiche, nonché una buona comprensione delle tecniche fotografiche. Inoltre, la comunicazione con il regista, il direttore della fotografia e gli altri membri del team è essenziale per capire le loro visioni e assecondare le loro esigenze. Per quanto riguarda l’influenza del mio lavoro come fotografo di scena sulla mia ricerca generale, devo dire che mi ha sicuramente fatto apprezzare l’importanza di cogliere momenti unici e di trovare la giusta inquadratura per raccontare una storia. Inoltre, mi ha fatto comprendere l’importanza della collaborazione e della comunicazione nella creazione di un progetto visivo complesso.
Hai un episodio curioso da raccontarci relativo a qualche film?
Più che alcuni episodi, ricordo alcune immagini divertenti durante le pause pranzo sul set, in cui gli attori, ancora truccati e spesso vestiti in modo particolare per le loro scene, mangiavano in modo informale. Queste immagini mi hanno fatto apprezzare il lato più umano e divertente delle persone coinvolte nella produzione del film, e spesso sono diventate dei momenti di pausa piacevole finendo a ridere.
Quali consigli daresti a un giovane fotografo di scena che scatta sul set per la prima volta?
Studia il copione e fai attenzione alle richieste del regista e degli altri membri della troupe. Sii discreto e rispettoso del lavoro degli altri. Sfrutta al massimo la luce naturale e artificiale per creare immagini di grande impatto visivo. Sperimenta diverse tecniche fotografiche e cerca di trovare il tuo stile personale.
Cosa fa il fotografo di scena? Intervista a GrazianoPanfili
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Cosa fa il fotografo di scena? Intervista a GrazianoPanfili
Cosa fa il fotografo di scena? Intervista a GrazianoPanfili
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10 foto da vedere in attesa del Fotografia Calabria Festival
Sta tornando Fiumefreddo Photo Festival, che per il 2023 propone il tema del cambiamento, così come a cambiare è anche il Festival stesso, che sceglie come nuovo nome Fotografia Calabria Festival. Dal 21 luglio al 20 agosto 2023 infatti non sarà solo il comune di Fiumefreddo Bruzio (CS) ad ospitare le mostre fotografiche, ma anche il comune di San Lucido (CS) si unirà all’iniziativa. I due borghi del basso Tirreno accoglieranno mostre, eventi, talk e workshop dedicati alla fotografia, ospitando fotografi italiani e internazionali che affronteranno il tema osservando l’epoca contemporanea e le sue trasformazioni. Ogni fotografo coinvolto proporrà la propria visione di cambiamento, secondo sfumature differenti. Per scoprire meglio ilprimofestivaldedicatoallafotografia in Calabria Collater.al ha selezionato 10 fotografie che saranno presentiall’evento.
Il cambiamento viene inteso dalla fotografa argentina Gabo Caruso come trasformazione del corpo, affrontando il tema dell’identità di genere attraverso la storia di transizione della piccola Cora. Anche Arianne Clément, fotografa inglese, approfondisce il concetto di cambiamento legato al corpo, fotografando corpi nudi femminili di diverse generazioni, concentrandosi in particolare sulle figure anziane.
Gabo Caruso – Cora’s CourageArienne Clément – The Art of Aging (2)
Klaus Pichler mette in luce gli effetti devastanti che gli interessi economici e gli interventi di ingegneria genetica stanno provocando alla biodiversità. Sulla stessa scia, il collettivo Climate Visuals evidenzia le conseguenze del cambiamento climatico attraverso il progetto Ocean Visuals, una raccolta di immagini su oceani e coste. Dal punto di vista sociale, il cambiamento è evidenziato dalle nuove generazioni e dalle tecnologie che ne modificano le strutture. Ne parlano il fotografo tibetano Xiangyu Long, concentrato sulla globalizzazione provocata dai social media, e la fotografa inglese Laura Pammack che invece evidenzia i parallelismi tra i giovani che vivono in luoghi opposti del mondo.
Legato al territorio è invece il progetto Far South di Michele Martinelli, così come il progetto site-specific del collettivo Vaste Programme di Giulia Vigna e Leonardo Magrelli. In questa seconda edizione del Fotografia Calabria Festival parteciperà anche l’Archivio Luce – Cinecittà, con la sua prima mostra in Calabria dal titolo Anni Interessanti, per raccontare gli anni di cambiamento sociale, economico e culturale del nostro paese dal 1960 al 1975.
Arienne Clément – The Art of AgingKlaus Pichler – The Petunia CarnageClimate Visual, Australia, Veduta aerea di una protesta pacifica di surfisti, Credit Lachlan GardinerClimate Visual, GROENLANDIA
Xiangyu Long – TikTok in KhamLaura Pannack – Island symmetriesMichele Martinelli – Far SouthArchivio Luce Cinecittà
10 foto da vedere in attesa del Fotografia Calabria Festival
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10 foto da vedere in attesa del Fotografia Calabria Festival
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C’è un osservatore indesiderato nelle foto di Diana Sosnowska
C’è una distanza quasi inquietante tra i soggetti delle fotografie di Diana Sosnowska e lo spettatore, al punto da porlo nel ruolo di osservatore indesiderato. La protagonista degli scatti è la fotografa stessa, polacca e italiana d’adozione, che realizza autoscatti scenografici, ponendosi come un’attrice all’interno di un set cinematografico. In ogni foto Diana assume aspetti differenti, partendo dal colore dai capelli, che varia dal rosso al biondo e al castano. L’abbigliamento, così come la scenografia che l’artista prepara, sono chiaramente ispirati agli anni ’50 e all’immaginario cinematografico dell’epoca. I vestiti aderenti color pastello esaltano la bellezza della donna e la sua silhouette. I capelli sono voluminosi e ondulati secondo le tendenze dell’epoca. La donna, come una star del cinema, diventa l’eterna protagonista ponendosi sempre al centro di ogni scatto. Come all’interno di una pellicola cinematografica, Diana Sosnowska vuole comunicare agli spettatori un racconto, una storia, fornendo dettagli e sensazioni che l’osservatore rielabora e reinterpreta in modo soggettivo. L’obiettivo che si cela dietro questo intento è quello di condurre il pubblico a elaborare narrazioni differenti da quelle generalmente ancorate nella cultura visiva contemporanea, attraverso una pratica fotografica che oscilla tra quella vernacolare e performativa.
Lo sguardo voyeuristico che emerge dagli scatti è dettato dal punto di vista dello spettatore, che Diana pone in lontananza, talvolta fuori dall’abitazione, costringendolo a osservare dalla strada. Altre volte ancora invece è all’interno della casa, ma guarda la scena da un’altra stanza, spiando di nascosto da dietro una porta o arrivando di spalle, con la protagonista che non guarda mai l’osservatore, inconsapevole di essere osservata. Questa dinamica crea un’atmosfera ansiosa, una sensazione di costante tensione sul punto di spezzarsi. La plasticità scultorea del corpo, la luce tenue e i colori nostalgici, pongono le fotografie di Diana Sosnowska in una dimensionein cui lo spettatore difficilmente si troverà a suo agio e sperimenterà sensazioni contrastanti.
Diana Sosnowska è stata ospite della mostra collettiva ImageNation a New York, dal 10 al 12 marzo 2023 a cura di Martin Vegas.
C’è un osservatore indesiderato nelle foto di Diana Sosnowska
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C’è un osservatore indesiderato nelle foto di Diana Sosnowska
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Oltre Petra, la Giordania attraverso le foto di Federico Feliciotti
Stati come il Perù, la Thailandia, l’India e la Giordania sono spesso sinonimo di vacanza per gli occidentali, Paesi in cui fare viaggi mozzafiato e di cui si conoscono solo due o tre località “da sogno”. Ma ogni nazione conserva la propria identità storica e culturale così come risvolti crudi e drammatici, spesso ignorati. È il caso della Giordania, meta turistica molto in voga negli ultimi anni e associata in primis a Petra, la suggestiva città scavata nella roccia. Ma cos’altro si conosce di questo stato arabo? Come vive il suo popolo? Ce lo racconta in esclusiva il fotografo italianoFederico Feliciotti attraverso una serie di scatti inediti realizzati in Giordania nel febbraio 2023.
Il viaggio di Feliciotti in Giordania inizia proprio con intenzioni turistiche. Immediatamente però decide di uscire dalle zone più frequentate e scoprire le tradizioni, le abitudini e le condizioni attuali del popolo giordano. “La Giordania è stato il primo paese del medio Oriente che ho visitato. Paesaggi mozzafiato, deserto e città ferme nel tempo. Questo era quello che mi ero sempre immaginato tra una foto e l’altra nel web. Non immaginavo che fosse molto, ma molto di più.” – ci racconta il fotografo – “ad esempio, non sapevo che la Giordania ospitasse rifugiati da circa 20 anni. Parliamo di una popolazione totale composta da dieci milioni di persone, fra cui mezzo milione di siriani rifugiati.”
Federico Feliciotti mette il luce gli effetti che la crisi economica e il cambiamento climatico hanno avuto sulla vita del popolo giordano. I suoi scatti racchiudono l’essenza delle persone che ogni giorno si sforzano di sopravvivere, in mancanza di acqua, di cibo e di una casa confortevole in cui abitare. Il velo di nebbia che avvolge alcune fotografie concorre nel creare un’atmosfera drammatica, in altre invece il cielo azzurro e la luce gialla del sole illuminano la composizione, evidenziando la capacità delle persone di apprezzare la vita nonostante le difficoltà. La felicità e la spensieratezza si vede sui volti dei bambini ritratti da Federico: alcuni giocano a pallone in strada, altri lo guardano divertiti. L’alternanza emotiva che i suoi scatti propongono crea una sensazione pesante, che stringe il cuore dello spettatore, ora perso con la mente nelle lande aride e desolate della Giordania. Federico Feliciotti è stato ospite della mostra collettiva ImageNation a New York, dal 10 al 12 marzo 2023 a cura di Martin Vegas