Suq. Un’altra prospettiva della Sicilia è possibile
È sempre più difficile parlare di Sicilia senza ricadere nei luoghi comuni. Sia che si voglia tentare di spezzare una lancia a favore o sparare a zero, sembra ormai quasi impossibile dire qualcosa che non sia stato detto nel mare di contraddizioni di questa terra.
“Come cacciatori di patrimonio proponiamo nuovi modi di fruire e vivere il nostro continente: la Sicilia”.
Un gruppo di creativi, fotografi e guide ambientali ha scelto di provarci e sembra avercela fatta, riuscendo a catturare gli elementi tangibili e intangibili, i simboli, le storie, i contrasti, i sogni, le speranze di questa terra.
Trovate le 160 pagine del numero zero di Suq.in alcuni selezionatissimi book shop e online qui.
InstHunt – Le 10 migliori foto della settimana su Instagram
Ogni giorno, per il nostro profilo Instagram, ricerchiamo immagini appartenenti a mondi completamente differenti ma specchio del nostro modo di vedere le cose.
InstHunt – Le 10 migliori foto della settimana su Instagram
Photography
InstHunt – Le 10 migliori foto della settimana su Instagram
InstHunt – Le 10 migliori foto della settimana su Instagram
1·1
Gli angoli cittadini immaginari di Zsolt Hlinka
Immaginando un luogo privo di punti di riferimento come bar, monumenti e così via, il primo posto dove definire il luogo di un appuntamento sarebbe il caro e noto angolo. In fondo ogni strada inizia all’angolo di un’altra che gli viene incontro, così il negozio di abbigliamento con i prezzi inaccessibili davanti al quale passiamo ogni giorno. Ma questa è un’altra storia ed è evidentemente differente da quella che voglio raccontarvi.
Il protagonista è il fotografo, Zsolt Hlinka, che avevamo già provato a farvi piacere qui. Il tema del racconto è una nuova serie fotografica da lui realizzata che prende il nome di Urban Symmetry e che riproduce, attraverso immagini simmetriche ottenute per manipolazione digitale, una collezione inesistente ed inventata di angoli cittadini. A dare un maggiore tocco di surrealismo uno sfondo pastello che richiama le palette di registi famosi e di tendenze di arredamento nordiche. C’è molta bellezza nella geometria e architettura di queste composizioni, ma non temete, seppure gli angoli non esistano nella realtà, i palazzi li potete trovare passeggiando per Budapest.
Hidden In Plain Sight, i ritratti decostruiti di Patricia Voulgaris
Patricia Voulgaris è un’artista e fotografa newyorkese che crea sorprendenti immagini che ritraggono corpi decostruiti che mettono in discussione il modo in cui lo spettatore li percepisce.
Nascondendo diverse parti del corpo dietro cartoncini bianchi o colorati, le sue immagini concettuali combinano spazio, oggetto e materia.
Come lei stessa dichiara il suo lavoro si concentra principalmente sulla combinazione di fotografia e scultura, utilizzando la forma umana come punto di partenza per lavorare su oggettivazione, giustapposizione, stratificazione e contesto.
Ciò che le interessa è decostruire un’immagine, spostarla in un nuovo contesto e creare un risultato che risulti un ibrido manipolato.
Hidden In Plain Sight, i ritratti decostruiti di Patricia Voulgaris
Photography
Hidden In Plain Sight, i ritratti decostruiti di Patricia Voulgaris
Hidden In Plain Sight, i ritratti decostruiti di Patricia Voulgaris
1·11
2·11
3·11
4·11
5·11
6·11
7·11
8·11
9·11
10·11
11·11
Weather Man, la storia fotografica del meteorologo che vive nell’Artico
Ispirazionale, divertente, commovente, drammatica, irriverente: ho sempre creduto che una storia, di qualsiasi genere essa sia, abbia in sè una potenza smisurata e molto spesso sottovalutata.
È iniziato tutto quando tiravamo la manica del pigiama dei nostri genitori implorandoli di non fermarsi alle avventure di Cappuccetto Rosso, ma di leggerci anche di tanti altri mondi e personaggi; si è trasformata nel primo libro che abbiamo acquistato con i nostri soldi che raccontava di un amore che consuma o di un’avventura in luoghi sconosciuti; a volte è diventata quella di uno sconosciuto che non avremmo mai più rivisto; altre ancora non ci siamo nemmeno resi conto che ci venisse raccontata.
Da non dimenticare che i mezzi per raccontare una storia sono infiniti: c’è chi usa la parola scritta e chi invece quella orale, ma soprattutto chi la cattura in immagini, ferme o in movimento.
La fotografa russa, Evgenia Arbugaeva, ha ovviamente scelto quest’ultima forma per raccontare dell’Artico russo, ma soprattutto di un suo curioso abitante, Vyacheslav Korotki, un meteorologo inviato dalla madre patria in queste fredde terre per misurare e registrarne le condizioni climatiche. Quello che era un luogo di lavoro è ben presto diventato una casa per lo studioso russo dalle forme di una centenaria cabina in legno, adoperata dalla Russia come stazione meteorologica dal 1933.
Nel pochissimo spazio a sua disposizione, Vyacheslav sembra aver costruito un mondo a sua misura, dove, non fatevi ingannare, non conosce affatto solitudine. A rendere più unica la sua storia sono certamente le fotografie di Evgenia, che ci trasportano in un’atmosfera non poi così distante da quelle favole che ci leggevano da piccoli.