Quando incontro artisti che attirano immediatamente la mia attenzione, concentrandomi sul loro stile, la loro tecnica e la loro invettiva, mi chiedo quale sia stato il loro processo creativo. Immagino le loro ricerche estetiche, il loro studio per arrivare a determinati obiettivi, l’ambiente in cui lavorano. Ognuna di queste cose avrà ripercussioni sul loro lavoro. Quando si chiedeva a Picasso quali ricerche ci fossero alla base del suo lavoro pittorico, egli dichiarava: “io credo che il ricercare non abbia alcuna importanza. Si tratta di trovare ”
In un panorama fotografico contemporaneo, dove l’uomo, la sua alienazione e il suo interagire con il mondo circostante fanno tendenza, Andrew B. Myers è l’artista che ha “trovato” quel qualcosa di diverso dopo una personale ricerca individuale, senza lasciarsi condizionare troppo dal panorama artistico del momento.
Viene dal Canada, ha venticinque anni e uno stile fotografico caratterizzato da un uso controllato dei colori pastello e la messa a fuoco di un mondo fatto di oggetti inanimati che diventano recipienti per mostrare una nuova arte concettuale.
La base dei suoi lavori è la tradizionale cultura Pop, da cui riprende, non solo alcuni temi, ma nella composizione, lo stile quasi pubblicitario dei suoi cartelloni anni ’50. La rivisita con umorismo, prestando attenzione alla composizione, intenzionalmente minimalista. Per quanto Andrew affermi che non concepisce i suoi lavori in serie, visitando il suo sito ogni scatto è legato all’altro. Chiari, omogenei ma nella loro onestà, concepiti per essere rebus che ci attirano con il loro doppio senso da scoprire, a volte esplicitamente dichiarato, a volte ben nascosto.
Tecnicamente le immagini di Andrew sfidano i migliori lavori di grafica del momento. Il mondo da lui creato è così surreale e senza spazio e tempo. Andrew elabora in digitale i suoi scatti, e dopo un lavoro di post-produzione, li stampa con la vecchia tecnica della stampa al sale che dona quel tocco di nostalgia che già echeggiava nelle forme dei suoi scatti.
Sicuramente Andrew cercava qualcosa. E quel qualcosa aveva il sapore della perfezione.