8 case museo da scoprire

8 case museo da scoprire

Giorgia Massari · 2 settimane fa · Design

In occasione della Giornata internazionale dedicata ai musei, vi parliamo oggi di alcune delle tante e meravigliose case museo sparse sul territorio italiano. Dei piccoli gioielli, alcuni più conosciuti di altri, tutti da scoprire. Si tratta delle case museo, un format museale intimo e affascinante, nelle quali il tempo sembra essersi fermato. Create da intellettuali, artisti, uomini di cultura e magnati che nel corso delle loro vite si sono dedicati alle arti, le hanno amate, curate e collezionate. Parliamo di personalità di spicco come Giuseppe Panza o Lodovico Pogliaghi, che ai loro tempi sono stati promotori e sostenitori dell’arte, scegliendo di restituire la bellezza al pubblico, aprendo le loro case – ante o post mortem – e affidandole alla collettività.

#1 Milano — Casa museo Boschi Di Stefano

La casa museo Boschi Di Stefano si trova a Milano (Lima), al secondo piano di un meraviglioso palazzo costruito dall’architetto Portaluppi. É una dimora storica che raccoglie la collezione d’arte novecentesca dei coniugi Antonio Boschi e Marieda Di Stefano, donata al comune di Milano nel 1974 e aperta al pubblico nel 2003. Nella casa sono esposte circa 300 opere, tra sculture, disegni e pitture, tra cui una sala interamente dedicata agli spazialisti e opere di grandi artisti come Fontana, Boccioni, Sironi e Morandi.

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#2 Varese – Casa museo Lodovico Pogliaghi

Nel piccolo borgo di Santa Maria del Monte, con una vista bellissima sul lago di Varese, si trova la villa interamente costruita da Lodovico Pogliaghi, un artista eclettico vissuto tra Ottocento e Novecento che, tra le altre cose, fu l’autore delle porte centrali del Duomo di Milano.
Oggi la casa museo è proprietà dell’Ambrosiana ed è aperta al pubblico, ad eccezione del periodo invernale. Se l’esterno colpisce per la sua bellezza scultorea e per il suo giardino, l’interno ammalia per la varietà della sua collezione. L’esedra dei marmi mostra una collezione greco-romana che spazia da statue a vasi, il grande salone luminoso presenta il calco in gesso della porta del Duomo e il resto della casa presenta opere d’arte giapponesi, cinesi, sarcofagi egizi e pregiati tessuti orientali. 

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#3 Verona – Casa museo Palazzo Maffei 

Nel cuore di Verona c’è Palazzo Maffei, una wunderwammer che attraversa duemila anni di storia. Dall’arte antica alla modernità, il suo proprietario Luigi Carlon collezionò in cinquant’anni una grande varietà di opere allestite all’interno di un contesto elegante e raffinato, decorato da stucchi e affreschi. Picasso, Duchamp, Balla, Magritte e Modigliani sono solo alcuni degli artisti che l’appartamento ospita.

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#4 Lido di Spina, Comacchio – Casa museo Remo Brindisi

Nella pineta litoranea di Lido di Spina, a poca distanza dal mare, si trova la casa museo del Maestro Remo Brindisi, donata al comune di Comacchio nel 1996. Già l’edificio di per sé è un’opera d’arte, fu infatti realizzato dalla architetta-designer Nanda Vigo. Gli interni presentano una collezione di arte e design del ‘900 che comprende le opere dei più grandi artisti del novecento italiano tra cui Burri, Fontana, Vedova e Manzoni, ma anche di figure straniere tra cui Mirò, Chagall, Matisse e Picasso. Durante il periodo estivo, la casa museo apre anche il suo meraviglioso giardino, dedicato alla proiezioni di film, alla musica e agli spettacoli teatrali. 

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#5 Varese – Villa Panza 

Sempre a Varese, c’è una villa magnifica con un altrettanto spettacolare giardino all’italiana. Fu proprietà del collezionista e conte Giovanni Panza e ospita una delle collezioni d’arte contemporanea americana tra le più conosciute al mondo. La sensibilità e l’impeccabile gusto del conte Panza, permise la costruzione di questa preziosa collezione incentrata sulla luce che, oltre all’esposizione di opere d’arte a parete e scultoree, presenta una serie di installazioni site-specific tra cui quelle di Dan Flavin.

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#6 Torino – Villa Cerruti, Castello di Rivoli 

La casa museo Cerruti dal 2019 è un polo museale del Castello di Rivoli e ospita la collezione di Francesco Federico Cerruti, un imprenditore scomparso nel 2015. La sua collezione prende vita negli anni sessanta e si compone di opere d’arte e di libri dalle legature preziosissime. Dai capolavori trecenteschi fino alle opere dei grandi maestri del Novecento, come De Chirico e Magritte, fino ad arrivare a Warhol, Paolini, Bacon e Burri. Un tempo visibile solo da Cerruti e da pochi amici fidati, oggi fruibile dall’intera collettività. 

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#7 Capri – Villa San Michele

Sulla bellissima Isola di Capri sorge la Villa San Michele, un tempo proprietà del medico svedese Axel Munthe. Oltre la stupenda vista sul Golfo di Napoli, il giardino, già premiato come giardino più bello d’Italia, ospita una tomba greca e una sfinge in granito. Gli interni, in cui dominano il bianco e nero, accolgono le opere della collezione del medico, affascinato dal passato greco e romano. Sculture, bassorilievi, mosaici, sarcofagi, incisioni e frammenti architettonici esaltano la passione per l’arte classica di Munthe. 

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#8 Roma – Museo Praz

La casa museo Mario Praz si trova all’interno del Palazzo Primoli di Roma e contiene oltre 1.200 pezzi tra dipinti, sculture, mobili e arredi collezionati dal critico d’arte e di letteratura durante la sua vita. La raccolta si compone di mobili inglesi, bronzi francesi, cristalli boemi, vedute di città italiane ed europee, oltre a ritratti delle famiglie regnanti ed è oggi museo satellite della Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea di Roma.

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Il cibo pixelato di Yuni Yoshida

Il cibo pixelato di Yuni Yoshida

Giulia Pacciardi · 2 giorni fa · Photography

I pixel sono gli elementi più piccoli che costituiscono un’immagine, talmente minuscoli e numerosi da non poter essere visti ad occhio nudo.
Anzi, quando si vedono, non è affatto un buon segno.
In tutti i casi tranne uno, ossia, quando diventano protagonisti di un progetto.

È questo il caso di Pixelated, delle fotografie firmate dall’Art Director giapponese Yuni Yoshida in cui cibo e pietanze vengono sezionate in tanti quadrati perfetti che riprendono i colori degli ingredienti, della buccia o della polpa.
Una serie di immagini surrealiste ed attraenti che speriamo diventino molte di più di quante sono ora.

Il cibo pixelato di Yuni Yoshida | Collater.al 1 Il cibo pixelato di Yuni Yoshida | Collater.al 2 Il cibo pixelato di Yuni Yoshida | Collater.al 3

Il cibo pixelato di Yuni Yoshida
Photography
Il cibo pixelato di Yuni Yoshida
Il cibo pixelato di Yuni Yoshida
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La sorellanza ritrovata negli scatti di Irene Trancossi

La sorellanza ritrovata negli scatti di Irene Trancossi

Laura Tota · 4 giorni fa · Photography

Nella mitologia greca, Britomarti è il nome di una ninfa di cui Minosse si innamorò perdutamente e che, pur di sfuggirgli, cambia forma e sembianza fino a trasformarsi in schiuma di mare. Un personaggio tragico nella sua determinazione e consapevolezza che, pur di non cedere alle lusinghe di un amore non voluto, preferisce disperdersi nell’elemento più inafferrabile che si conosca. Britomarti è anche il nome del progetto della giovane fotografa Irene Trancossi che erge la ninfa ellenica ad archetipo della lotta femminile alla rivendicazione di una propria identità avulsa dalla lettura maschile, ma non solo: “Britomarti” è un inno alla sorellanza, alla comunione tra donne, all’unità di una forza generatrice ancestrale che la fotografa celebra attraverso scatti immersi nella natura in cui ninfe contemporanee si muovono liberamente in contesti incontaminati, sottraendosi allo sguardo maschile, godendo della propria libertà.

irene trancossi
Britomarti, Cadaques Spain 2021
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Britomarti, Cadaques Spain 2021

Ed è proprio la familiarità che lega le donne ritratte, parte della famiglia di Irene: dal particolare all’universale, “Britomarti” vuole essere non solo un viaggio verso la scoperta di se stesse, ma soprattutto un invito alla condivisione, all’unione tra donne. L’obiettivo di Irene è serrato, in bilico tra la delicatezza e l’audacia, senza mai violare la fierezza dei corpi: tutto ciò che emerge è una consapevolezza di sé, in un dialogo tra Donne e Natura, quasi in un ideale ricongiungimento quasi inevitabile e atteso a lungo.

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Britomarti, Cadaques Spain 2021

Ci sembra di percepire la salsedine, di sfiorare quella schiuma di mare memore di un’eroina archetipica, di toccare la terra e di inalare la libertà di un’identità ritrovata. La sorellanza diventa il balsamo che leviga le ferite e che consente di superare dolori e traumi legati a una visione distorta e patriarcale della condizione e del corpo femminile: una favola contemporanea in cui il corpo racconta, la Natura ascolta, il cuore ritrova la pace. Attraverso questo progetto ai limiti della sacralità di un rituale ancestrale, Irene trova il suo modo per approfondire la sua ricerca, fondata sulla sorellanza, sul femminismo, sull’inclusività e sull’ascolto.

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Britomarti, Cadaques Spain 2021

Ph. courtesy Irene Trancossi

La sorellanza ritrovata negli scatti di Irene Trancossi
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La sorellanza ritrovata negli scatti di Irene Trancossi
La sorellanza ritrovata negli scatti di Irene Trancossi
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John Yuyi sfida la consumer culture

John Yuyi sfida la consumer culture

Anna Frattini · 5 giorni fa · Art, Photography

Chiang Yu-yi, a.k.a. John Yuyi, è una visual artist taiwanese con una storia decisamente fuori dal comune alle spalle. Le sue opere incarnano lo spirito della post-internet generation mettendo in discussione la consumer culture, uno dei temi più ricorrenti nel corso della carriera di Yuyi.

John Yuyi

La carriera di Yuyi inzia come fashion influencer ma qualcosa cambia quando si trasferisce a New York nel 2015. Inizia a vendere temporary tattoos per promuovere la sua swimwear collection e col tempo, vi incorporerà illustrazioni, fotografie e simboli provenienti dal mondo dei social media. Un mezzo interessante, quello dei tatuaggi temporanei, che coinvolge la sfera della corporalità come medium ma anche come oggetto di indagine. Questi – insieme alle sue fotografie – hanno reso Yuyi molto popolare non solo sui social ma anche nel mondo dell’arte.

Il processo di documentazione operato da John Yuyi parla della sua esperienza come influencer, del nostro rapporto con i social media e con il nostro corpo. Soprattutto con il viso, la parte del nostro corpo in cui gli altri si riconoscono e che può offrire un senso di rappresentazione reale per lo spettatore. Anche la salute mentale è un tema molto caro a Yuyi che, soffrendo di un disturbo bipolare, ha raccontato il suo malessere attraverso una serie di fotografie, Cell for Young Plant.

Ma non solo arte e fotografia, Yuyi è al lavoro anche su progetti commerciali che l’hanno portata a collaborare con brand e magazine molto importanti. Indimenticabile, la collaborazione dell’anno scorso con MIUMIU dove Yuyi ha immortalato Lee Youm e Ever Anderson per la campagna pubblicitaria della SS22.

 
 
 
 
 
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Il percorso di John Yuyi dimostra come sia possibile reinventarsi e scoprire il proprio talento artistico partendo da un mondo lontano da quello dell’arte per come lo conosciamo.

Scopri altri progetti di John Yuyi sul suo profilo Instagram.

Ph. courtesy John Yuyi

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Luca Marino e la ricerca dell’assurdo

Luca Marino e la ricerca dell’assurdo

Giorgia Massari · 5 giorni fa · Photography

Con un approccio foto-giornalistico, il fotografo Luca Marino ricerca l’assurdo delle situazioni. Nato a Londra da padre italiano e da madre colombiana, Marino è attratto da quei dettagli che spesso passano inosservati, “guardo dove nessun altro guarda” dice lui stesso. Tra le strade della grande metropoli londinese, Luca Marino realizza due progetti: “Oxford Street Paradox” e “Transport for London”.

Luca Marino | Collater.al

Nel primo progetto – “Oxford Street Paradox” – è evidente quell’assurdo tanto ricercato dal fotografo, che, a tratti, inganna lo spettatore. Le fotografie catturano i passanti della via dello shopping più frequentata della città – Oxford Street – che appaiono totalmente deformati. Questo effetto non è realizzato in post produzione, Marino infatti scatta la superficie riflettente di un chiostro che crea buffe immagini alterate. Con ironia e leggerezza, il fotografo sfrutta questa “alterazione” naturale per sottolineare come le nostre abitudini di acquisto siano ormai diventate folli, al limite del compulsivo.

Anche nel secondo progetto – “Transport for London” – Luca Marino mostra ciò che spesso non viene guardato ma anzi, ignorato. In questo caso i protagonisti sono i dipendenti dei trasporti di Londra, dagli autobus alla metropolitana. Persone a cui non prestiamo attenzione ma che sono responsabili della viabilità cittadina. Ci permettono di spostarci da un lato all’altro della città, ma rimangono in penombra. Luca Marino, in collaborazione con l’azienda, entra a contatto con il lato nascosto della famosa Underground, fotografando i dipendenti nei loro uffici e nelle loro stanze adibite al riposo. Cattura momenti di pulizia, tra cui la santificazione delle carrozze durante il periodo di emergenza sanitaria dettata dal covid-19. 

Luca Marino | Collater.al
Luca Marino | Collater.al
Luca Marino | Collater.al

Ph Credits Luca Marino
Courtesy Luca Marino

Luca Marino e la ricerca dell’assurdo
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