Dentro alla sua giacca nera, stretta sulle spalle e dipinta con schizzi di colore, il collezionista d’arte messicano Martin Mobarak sta tenendo un party a Miami, gli ospiti sono a bordo piscina sorridenti, stanno per vedere bruciare un dipinto di Frida Kahlo.
La folla sta guardando proprio Mobarak e non si tratta di una performance come quelle viste in passato, in cui saltimbanco alla ricerca di attenzioni sfregiano questo o quell’altro capolavoro dell’arte. Il nostro antieroe vive in una timeline diversa da quella che considera Frida come una delle artiste più intense del 900, vive in quella in cui l’artista messicana realizza opere nel metaverso, ed è lì che Mobarak vuole portare il dipinto Fantasmones Siniestro, che il meta-collezionista sostiene di aver acquistato nel 2015 dalla galleria di New York Mary-Anne Martin Fine Art, i quali sostengono tuttavia di non aver mai sentito parlare di lui, come riporta Vice.
In un clima da aperitivo con bicchieri di plastica, Martin Mobarak sfila l’opera da una custodia nera, toglie il panno che la protegge e con un cacciavite inizia a svitare la cornice. Completato il lavoro di bricolage, il meta-carpentiere mostra fiero l’opera che Frida Kahlo aveva realizzato nel 1944 per il critico d’arte venezuelano Juan Rohl, poi esposta a New York e venduta prima nel 2004 alla Vergel Foundation e poi a un collezionista privato nel 2013.
È qui che il meta-bartender mette l’opera in una coppa Martini gigante, piena di ghiaccio e carburante (neanche un’oliva, eddai!). Le fiamme iniziano a bruciare Fantasmones Siniestro, mentre in sottofondo per rendere tutto più surreale si alza il volume di Cielito Lindo (Ay, Ay, Ay, Ay, canta y no llores). La coppa si trasforma quindi in un altare, sul quale è sacrificato un pezzo di arte in nome del futuro, si completa il rituale dell'”alchimista dell’arte, che trasforma l’arte fisica in oro digitale”, come il meta-sciamano si è definito.

Il rituale non è altro che una trovata di Mobarak per presentare il suo progetto di blockchain Frida.NFT che prevede di realizzare 10mila copie digitali NFT dell’opera, ciascuna dal valore di 3 ETH, circa 4000$, per una cifra totale di 40 milioni di dollari, poco meta, molto neoclassici. Parte dei proventi tuttavia verrà destinato ad associazioni a sostegno dei bambini, un comunicato che non nasconde i dubbi sul valore del progetto.
Il collezionista sostiene di non aver distrutto l’opera ma di averla “consegnata al metaverso“, di aver quindi introdotto il lavoro di Frida in una dimensione che permetta di “riunire una comunità di collezionisti, creatori e amanti dell’arte, con la missione di fondere il mondo dell’arte tradizionale con il potenziale in espansione del mondo digitale“. Un concetto che non convince in primis gli addetti ai lavori, che hanno dubitato sulla provenienza dell’opera, facendo arrivare il caso all’Istituto Nazionale di Belle Arti e Letteratura del Messico, che nei giorni scorsi ha aperto un’indagine.

In Messico infatti la distruzione di un monumento artistico costituisce per legge un crimine, si aggiunge poi il dubbio sulla provenienza dell’opera (ora crypto opera) autentificata dal mercante Andres Siegel il 30 luglio 2022, giorno della cerimonia.
Non sembra più un caso quindi che la performance si sia svolta a Miami e non in Messico, un grande progetto imprenditoriale forse, che ha gettato ombre sulla gestione del patrimonio artistico in possesso di grandi investitori slegati dalle istituzioni.
Chissà se Fantasmones Siniestros è davvero nel metaverso, per il momento è certo che abbiamo perso una pagina di diario della storia di Frida Kahlo, in cui un pese gigante, una scopa, un’anatra, un uccello e creature spettrali rappresentavano tutta la complessità e la magia di una delle più grandi artiste della storia dell’arte.
