IKEA da anni non si impegna solamente a mettere, nelle confezioni dei mobili, facili istruzioni illustrate, spiegate dal disegno di un personaggio sempre sorridente. Con Circular Hub, IKEA realizza mobili e oggetti per la casa recuperando prodotti di seconda mano, provenienti dalle esposizioni, inutilizzabili o invendibili come nuovi. La scelta sostenibile del brand svedese in questi giorni incontra a Milano lo studio Parasite 2.0, insieme al quale è nata una mostra allestita fino al 17 dicembre al BASE.
Nove designer hanno realizzato, partendo da pezzi di oggetti IKEA, 26 opere d’arte, assemblaggi di pezzi nei quali sono riconoscibili alcuni dettagli famosi di lampade e sedie per esempio, stravolte di senso e funzione. La nota funzionalità dei prodotti IKEA viene stravolta lasciando spazio a una visione artistica che ha anche un fine più pratico. Tutte le opere in mostra infatti saranno battute in occasione di un’asta benefica (alla quale accedere qui), il cui ricavato è destinato a Legambiente.
Circular Exhibition riflette un pensiero necessario e contemporaneo riguardo al ruolo del design in un’epoca di estrema ripetitività e consumo. Quello promosso da IKEA è un progetto di economia e design circolare in cui il ciclo della vita dei mobili non termina nel momento in cui i prodotti vengono montati e posizionati in salotto.
La casa è intesa nel pensiero alla base della mostra solo come un passaggio, non come la destinazione finale. Ogni componente può diventare altro, slegandosi dalla sua funzione di oggetto con un’utilità pratica, per trasformarsi in opera d’arte, scenografia e astrazione.
Da molti anni i designer si sono interrogati sul ruolo dei materiali e sulla possibilità di riciclare il più possibile allungando la vita degli oggetti, puntando alla trasformazione estrema e al deterioramento totale dei materiali. L’utilizzo di materiali naturali ha fatto nascere progetti molto interessanti e in linea con un’idea di sostenibilità necessaria per proteggere l’ambiente. IKEA ha scelto di affrontare la questione senza snaturare il design inteso come progettazione delle forme in senso stretto, riposizionando piuttosto gli oggetti all’interno di una sfera diversa, rinunciando al grande obiettivo iniziale della funzionalità.
Forse è un limite pensare alla sostenibilità del design solo in relazione al mercato di seconda mano o alle fiere di antiquariato. L’evoluzione del pensiero potrebbe continuare sulla strada percorsa da IKEA, lungo la quale il cambiamento è anche nel ruolo dei prodotti, nella visione globale di quello che possono essere anche quando smettono di essere utili, o semplicemente belli per il modo in cui sono stati progettati.
Photo credits: Francesco Stelitano