Prendete un bel respiro, vi servirà per immergervi nel mondo di Isabella Sommati.
Classe 1966, Isabella è nata a Livorno e dopo gli studio si è trasferita a Milano, dove tutt’oggi vive e lavora come Art Director. Attirata da sempre dal mondo della fotografia e dopo averlo studiato da vicino grazie alla sua professione, qualche hanno fa ha deciso di dedicare il suo tempo libero all’arte della macchina fotografica.
Sono nati così scatti d’impatto e, col tempo, Isabella ha messo a punto uno stile adatto ai suoi soggetti preferiti, come l’acqua e le donne.
Una selezione di scatti si Isabella Sommati sarà esposta per Ph.ocus -About Photography nella sezione “Please, Take Care”.
Incuriositi, noi di Collater.al le abbiamo fatto qualche domanda, non perderti la nostra intervista qui sotto!

Com’è avvenuto il primo approccio con la fotografia?
Sono un Art Director con esperienza nel mondo della fotografia. Per lavoro ho editato moltissime foto, dai fotocolor al digitale. È stata inevitabile la voglia di approfondire, senza ovviamente sovrappormi ai professionisti.
I primi progetti fotografici erano acerbi, molto intimistici, ma non li rinnego, è stato un percorso necessario per poter successivamente fotografare consapevolmente il micro mondo che mi circonda.
Spesso al centro delle tue fotografie c’è una figura femminile. Cos’è per te la femminilità e quali aspetti di essa vuoi raccontare con i tuoi scatti?
Considero la femminilità un’identità.

La donna è sensualità, fragile, volubile. È creativa, innovativa, combattiva. Vorrei che attraverso i miei scatti si percepisse questa moltitudine di colori che è la nostra forza, dal nero abissale al bianco solare, una meravigliosa cromia le cui più sottili sfumature noi stesse le scopriamo giorno per giorno.
Un altro elemento ricorrente è l’acqua. Che ruolo ha nel tuo lavoro e cosa rappresenta?
L’acqua è la mia memoria. Sono nata in una città di mare.
Il mare è stato il compagno delle mie passeggiate e il custode del mio rientrare da scuola in Inverno. Mi emoziona la sua immensità, la stabilità dell’orizzonte, il rumore delle maree, che avanzano e si ritirano come in uno spartito di Satie.
Abitando a Milano ho poi conosciuto le piscine, l’estate in città, un’acqua un po’ amara, ma pur sempre un’evasione nel fine settimana.
L’acqua svolge la funzione di cura: pulisce, lenisce oppure diventa una via di fuga. In acqua non esistono pensieri ma solo sogni.

Da dove prendi l’ispirazione per i tuoi progetti personali? Ci sono fotografi e/o artisti che segui?
Alcuni progetti sono stati costruiti con un’idea precisa, come ad esempio “Alveare”, un reportage che racconta una squadra di calcio femminile iscritta al campionati CSI di Milano. Altri osservandomi intorno come “Mare Nero”, ci sono progetti che si arricchiscono negli anni di altri scatti (“Acqua”). A volte casualmente, riguardando piccoli video estivi, da cui estrapolo frame che rielaboro.
Alveare #12 Mare Nero_Diversamente corpi
Lavorando principalmente in bianco e nero, cerco ispirazione nella fotografia di Ackerman o di Aue Sobol, nella poesia visiva di Botman. Mendieta e Woodman mi hanno aiutato a conoscermi sia come donna che come artista.

Raccontaci uno scatto al quale sei particolarmente legata.
Ogni foto è parte di me. Ma credo che lo scatto a cui sono particolarmente legata è “Acqua # Ogni Giorno Io Rinasco”. Questa fotografia racconta la mia rinascita dopo un periodo di vuoto, di assenza. Qui c’è tutta la mia poetica: donna e acqua, sogno e realtà, debolezza e forza di rinascere.
ACQUA # Piove Dentro ACQUA # L’abbraccio Sono una piccola ape furibonda Mare Nero_Siuski