Immaginate una situazione come quella che vivono i protagonisti di Interstellar, film di Christopher Nolan ambientato prevalentemente nello spazio e in una Terra futura. Brevemente, una delle dinamiche che si crea nella pellicola con protagonisti Matthew McConaughey, Anne Hathaway, Jessica Chastain e Michael Caine è che gli astronauti dopo una spedizione tornano dallo spazio non avendo seguito il flusso del tempo solare quindi viaggiando in qualche modo nel tempo conservando il loro aspetto di partenza. Si crea un’affascinante racconto in cui è poetico il modo in cui gli astronauti interagiscono con ciò che avevano lasciato alla loro partenza.
Seguendo la stessa suggestione, il fotografo Ken Hermann ha pubblicato la sua serie fotografica “Crash Landed“, che racconta l’esperienza di un astronauta solo su un pianeta che non riconosce più.


La Terra raccontata da Ken Hermann è un paesaggio post-apocalittico, non c’è più traccia degli umani, se non nelle costruzioni e negli interni, vuoti ma rimasti immobili nel tempo.
Solo la natura in questo ipotetico futuro è riuscita a riprendere possesso degli spazi, un elemento importante per raccontare il significato della serie, che vuole appunto approfondire il ruolo dell’uomo e la sua responsabilità nei confronti dell’ambiente in cui vive. La solitudine è l’altro tema che spicca nella composizione delle inquadrature, alla figura dell’astronauta è tolta qualsiasi interazione umana, così come qualsiasi umanità. Il mondo non gli appartiene più, lui stesso è diverso e non umano, la tuta spaziale con il casco tondo e riflettente aiuta a restituire un senso di diversità.








