Se Kumi Yamashita indaga le figure scaturibili da eleganti e minimali composizioni, Tim Noble e Sue Webster danno all’ombra proiezioni di corpi umani utilizzando rifiuti e oggetti abbandonati.
Cumuli di oggetti usurati celebrano l’autoritratto degli artisti stessi. Avanzi residui e scarti della società hanno avuto un utilizzo e una vita tramite l’uomo e ne trattengono sia impronta che immagine.
L’utilizzo di rifiuti riconduce al tema del consumismo e all’inevitabile connessione con l’essere umano. Sembrerebbe che Tim e Sue, oltre a sorprendere l’osservatore attraverso l’ambiguità e la provocazione, vogliano bisbigliare alle nostre orecchie: cosa siamo se non la proiezione di ciò che consumiamo?