Ad un certo punto della storia della letteratura, quella inglese in particolare, qualcuno si è cimentato nel definire il concetto di “sublime”, spiegandolo come qualcosa che ci spaventa ma allo stesso tempo ci attrae. Un esempio? Il buio. Cosa c’è di più spaventevole di qualcosa di indefinito ma allo stesso tempo così attraente da farci chiedere quali grandi tesori potremo scoprirvi al suo interno? Nel dubbio, io ho sempre tentato di prolungare il periodo di concessione di luce accesa durante la notte, per evitare sinistri incontri di mostri con residenza sotto il mio letto e dentro svariati armadi.
Alexis Pichot, fotografo francese, è decisamente più coraggioso di me e seppure conosca piuttosto bene la foresta di Fontainbleau come climber, ha sempre avuto una grande curiosità e allo stesso tempo paura nello scoprirla durante le ore della notte, una sfida che ha deciso di affrontare tramite una serie fotografica.
Nasce così Marche Céleste, il cui nome è frutto della creatività della compagna, Isabelle Chapuis: la luce, come una sorta di guida, si fa strada tra alberi, massi e silenzi profondi, mostrandoci il suo impatto nello spazio, trasformandolo, dandogli nuova forma e rendendolo meno spaventoso.
Pichot si affida alle sue conoscenze nel mondo dell’interior design, dove ha lavorato per 10 anni e che ha amaramente abbandonato in mancanza di veri riconoscimenti e apprezzamenti professionali, ma anche ad una forte passione per l’ambiente naturale che lo ha sempre fatto sentire a suo agio.
A testimonianza di questo viaggio tra sublime e paure, c’è anche un bellissimo video di Maximilien Franco, che lo ha accompagnato per tre notti nella sua esplorazione fotografica.