“Se indichi alle persone il sentiero, allora lo accoglieranno con felicità, esplorando una nuova versione della realtà”. Con queste parole il designer americano Misha Kahn (Duluth, Minnesota, 1989) riassume la sua poetica artistica: indicare alle persone un nuovo modo per vedere il mondo.
Le sue opere, che oscillano tra design e scultura, tra funzionalità e stravaganza, hanno la capacità di trasportare il pubblico in un paese delle meraviglie, in un mondo altro. I colori sgargianti e le forme aliene dei suoi arredi concorrono nel creare ambientazioni surreali ed eteree. Lampade metalliche, specchi con i tentacoli, divani morbidi e sinuosi, lampadari pelosi, fino ad arrivare ad armadi che appaiono come navicelle spaziali.

L’approccio fantasioso e fuori dagli schemi di Misha Kahn permette la creazione di oggetti extra-ordinari, sia nell’estetica che nei materiali. Il designer non sceglie di perseguire una sola tecnica ma piuttosto utilizza diversi medium, spinto dalla curiosità e dalla voglia di sperimentare, lasciandosi ispirare dai materiali stessi e dalle loro infinite applicazioni. Dalla ceramica alla fibra di vetro, dalla cenere alla resina, fino ad utilizzare metalli come l’alluminio e il bronzo e materiali recuperati come le fibre di tessuto, foglie di banana o di cactus, ossa, nylon e piume.



Proprio per la varietà di tecniche e materiali utilizzati, ad un primo sguardo i pezzi di Misha Kahn non sono legate da una coerenza stilistica, se non nella stravaganza. Le opere poste in dialogo in un unico ambiente, creano uno sposalizio di incongruenze e di squilibri che acquistano una certa armonia visiva, abituando lo spettatore alla varietà cromatica e ai contrasti materici. Ciò è evidente nell’allestimento della sua mostra personale “Staged”, ancora in corso da Friedman Benda di Los Angeles (aperta fino al 2 giugno).



Courtesy Misha Kahn, Friedman Benda