Uno dei primi giorni di novembre sono inciampata per caso in muchbetterthanthis.com. Tale è stata la meraviglia che ho dimenticato la mia ricerca prima di trovare questo gioiello. Due sagome di due visi di colori opposti si baciavano. Ogni bacio, uno scambio di colore. Rosa, giallo, verde, viola, blu. Navigando nella rete ho poi scoperto il padre di tale gioco visivo: Rafael Rozendaal. E da allora non ho smesso di voler conoscere sempre meglio lui e i suoi lavori.
Rafael Rozendaal è un tedesco-brasiliano, anno di nascita 1980 e attualmente residente nella Grande Mela. La sua tela è la rete, la sua pratica artistica sono i siti web, le installazioni e i disegni sparsi su una vasta rete di domini. Il suo pubblico on-line è vastissimo. Si toccano le quaranta milioni di visite l’anno.
Lo schermo del computer quando accoglie i suoi lavori cambia identità. Lo si fissa come si fissano gli acquari che contengono le specie di pesci più rare e sorprendenti. In thepersistenceofsadness è come trovarsi in una caverna dove massi grigi e possenti bloccano la nostra via d’uscita. Spostarne uno (tramite l’interattività concessaci dall’utilizzo del mouse) significa vederne cadere un altro sopra. E così all’infinito, con persistenza.
Un arte concettuale che prende vita nell’ormai più comune mezzo utilizzato per comunicare: internet. Una costante ricerca di uno spazio cibernetico creato tramite il rapporto tra movimento e tempo, dove quest’ultimo sembra immobile e l’interattività ci costringe a guardare non solo con gli occhi ma anche con le mani.
I siti di Rafael sono isole deserte nella rete dove troviamo un mondo di cui scordiamo la bidimensionalità e notiamo solo il suo saper vivere di vita propria. Un nuovo modo di materializzare le idee. Niente oggetti da manipolare, niente parole da ricercare e enunciare. Rafael trova più semplice “parlare” tramite i flash software. Lui vende domini internet come si vendono quadri, ma a differenza di quest’ultimi, una volta trovato un acquirente e stipulato un contratto, essi rimarranno comunque e per sempre di dominio pubblico.
Dichiara in un intervista di qualche anno fa: ” In realtà io odio gli oggetti. essi possono rompersi. Non si può rompere una canzone o un film o un libro. Vivono perché la gente li copia. E ora abbiamo la possibilità di fare arte che è a disposizione di tutti, ogni secondo della giornata, in qualsiasi luogo. Immaginate che tra 500 anni non dovrete essere in fila con grassi turisti per vedere la Mona Lisa del futuro. Questo è in realtà ciò che sono curioso di sapere: i tempi stanno cambiando, forse anche troppo velocemente perché le persone se ne rendano conto. Così che cosa accadrà nell’arte? Soggetti classici in nuovi formati e nuovi soggetti in formati classici?”