La fotografa Sara Rinaldi (1990) basa la sua ricerca sulle riflessioni connesse all’identità, con un particolare sguardo verso le nuove generazioni. I suoi scatti sono spesso legati alle manifestazioni corporee, che riflettono il peso di un contemporaneo evanescente, precario e instabile. L’incertezza grava inesorabile sulle ultime generazioni, governate da speranze vacillanti e da una disillusione quasi inevitabile. Il disincanto a cui ci si abitua, logora il corpo, specchio e contenitore di sogni infranti ma che, allo stesso tempo, è più consapevole e in grado di autodefinirsi in maniera stratificata, rispetto alle generazioni precedenti. Il pendolo, in realtà, oscilla tra la sensazione di inganno e la coscienza di poter ridisegnare quel futuro che, a tratti, può apparire come deciso e immodificabile. Il corpo si plasma al contorno, si modifica ed evolve in un contesto socio-ambientale in perenne attacco e in contraddizione.

Nell’opera intitolata “2050”, selezionata per la seconda edizione di Liquida photofestival di Torino, è catturata una donna di spalle sorpresa in un momento intimo, con un asciugamano in testa e la schiena nuda che mostra i segni dell’abbronzatura. Con un gioco di luci e ombre preponderante, Sara Rinaldi indaga un momento di sospensione in cui le intenzioni emotive non sono chiare ma anzi, riconfermano la precarietà emotiva descritta.
Il lavoro di Sara Rinaldi è presente nella selezione del Liquida Photofestival di Torino 2023.