Dylan Sprouse, dopo una lunga pausa dalla recitazione, torna in scena con Daddy: un film dalla durata inferiore ai venti minuti diretto da Christian Coppola. Il giovane regista, solo lontanamente imparentato con i celebri Francis e Sophia Coppola, ha deciso di rappresentare la complessità delle relazioni interpersonali attraverso uno stile elegante e sincero.
È l’anniversario di matrimonio tra Mr Smith (Ron Rifkin) e la defunta moglie. Per affrontare la serata, l’uomo sull’ottantina assume un accompagnatore maschile (Dylan Sprouse) con cui cena, balla e si libera di un sospetto che gli era sempre appartenuto. Dolcezza e compassione incorniciano la vera protagonista di questo lungometraggio: la complessità che contraddistingue ognuno di noi.
L’intento del regista, quanto quello degli attori, è quello riuscire a comunicare le numerose sfumature dell’essere umano, perché è così che siamo: complicati. “C’è qualcosa di estremamente affascinante nell’ambiguità in cui l’uomo opera e si muove nel mondo. Si tratta di un ampio spettro composto da ciò che sono i reali bisogni delle persone; di una connessione romantica tra ogni individuo” afferma Sprouse.
Una verità espressa in diciotto minuti. Disarmante, toccante e complessa: così è la realtà e così è Daddy.
Articolo di Cobie