Nel contesto della Villa Medici di Roma e nei suoi meravigliosi giardini, torna con la sua seconda edizione il Festival des Cabanes, organizzato dall’Académie de France e visitabile fino al 1 ottobre 2023. Quest’anno sono sette i progetti site-specific realizzati appositamente dai collettivi di architetti e studi di designer ArchiSculpteurs, Atelier CRAFT, Atelier Poem, Aurel Design Urbain, Nelson Wilmotte Architectes, offset e orizzontale.

Le opere esplorano il concetto di effimero e di struttura non-struttura con uno sguardo ambientalista, attraverso l’utopia della capanna. Tutti i materiali sono infatti riciclati o fanno parte di un approccio ecologico, inserendosi perfettamente nel contesto del giardino, che ospiterà le opere per i prossimi cinque mesi.
Il concetto di capanna è qualcosa di arcaico, che appartiene all’uomo da millenni e, allo stesso tempo, ha un forte rimando infantile. In entrambi i casi, la capanna riassume al meglio la capacità di adattamento umano e la necessità di costruirsi un riparo, un luogo che possa essere chiamato “casa”. Da sempre le capanne sono concepite con materiali naturali e addirittura si servono e si adattano alla conformazione del luogo. Nel contesto del Festival des Cabanes avviene proprio questo: l’architettura entra in dialogo con la natura, mentre quest’ultima la accoglie, amalgamandola a sé. La riflessione è spinta verso un ripensamento del rapporto abitazione-contesto ambientale. “Tra una casa e un albero, scegliete l’albero” diceva l’architetto Carlo Scarpa ma, per quanto sia vero, questo festival ci dimostra come oggi disponiamo dei mezzi e delle conoscenze per trovare una coesistenza rispettosa tra i due discorsi, apparentemente opposti.
Di seguito uno sguardo sulle sette originali capanne e i loro ideatori, che senza dubbio andrebbero apprezzate dal vivo, nel loro habitat naturale, quello della Villa Medici.
#1 La cabane Batouto di ArchiSculpteurs invita ad immaginare il disordine e a concepire il rifugio come qualcosa di istintivo e poetico, immergendosi nella natura diventando il paesaggio stesso.


#2 La Parasol Tree House di Atelier CRAFT è un prototipo di albero meccanico che riflette sul ciclo della vita dell’uomo in relazione ai cicli naturali, in particolare nel contesto del cambiamento climatico. La struttura ha la funzione di raccogliere l’acqua piovana, soprattutto in un periodo in cui le piogge sono sostanziali e ci avviciniamo a quelle estive, e ridistribuire l’acqua sul terreno in modo graduale durante i periodi di siccità.


#3 La timidezza delle cime di Atelier Poem è un elogio ai boschi sacri in cui la figura simbolo è il pino marittimo, protagonista del paesaggio romano. L’opera è posta all’ingresso del giardino, fungendo da soglia, da spazio intermedio tra fuori e dentro. L’effetto estetico è quello di un mosaico in cui avviene una trasposizione astratta della silhouette della foresta.

#4 Tutto Sesto di Aurel Design Urbain si inserisce nello spazio come invito al visitatore di sedersi all’ombra dei grandi pini del giardino, ispirandosi alle modanature dell’architettura rinascimentale. Interagisce con l’ambiente senza invaderlo con l’intenzione funzionale di contenere la deambulazione dei visitatori.

#5 AWA di Nelson Wilmotte Architectes la nuova creazione COPACABANON, è una capanna autonoma concepita per essere posizionata in una zona solitaria. L’estetica rimanda inevitabilmente alle costruzioni tradizionali giapponesi, grazie alle sue linee semplici e alla sua dimensione ridotta (8 m²) capace di contenere tutti gli ambienti domestici.

#6 Il ponte del progetto Vivere Pontis di offset mette in scena l’attraversamento delle siepi e il percorso attraverso una serie di livelli che consentono una salita a vari ritmi, così da fornire nuove prospettive sul paesaggio.


#7 La Libraire 7L di orizzontale ospita una selezione di libri che mettono in risalto le interazioni tra architettura e natura. Questa selezione esplora il lavoro di architetti, artisti, fotografi e filosofi.
