Vincere l’Eurolega con Foot Locker e le nuove adidas Rivalry

Vincere l’Eurolega con Foot Locker e le nuove adidas Rivalry

Tommaso Berra · 2 mesi fa · Style

Tra le sneaker simbolo del basket NBA a partire dalla metà degli anni ‘80 c’è senza dubbio la adidas Rivalry, lanciata nel 1986 ai piedi di Patrick Ewing. La stella NBA – due volte oro olimpico (Los Angeles 1984 e Barcellona 1992), introdotto nella Hall of Fame e undici volte All Star – ha fatto sì che il nome della Rivalry venisse associato in modo inconfondibile ai parquet di tutto il mondo, dagli Stati Uniti fino a quelli europei, diventando una silhouette simbolo di adidas e di tutti gli appassionati di basket.
adidas lancia ora insieme a Foot Locker una nuova campagna per raccontare un nuovo capitolo della Rivalry, dando la possibilità a tutti di vincere un seggiolino al più importante evento cestistico europeo: la final four di Eurolega.

adidas e Foot Locker portano la propria community dritta dove i grandi atleti si sfidano in Europa. Dal 29 marzo al 12 aprile 2023, acquistando un modello di Rivarly negli store Foot Locker di Via del Corso a Roma o di Corso Vittorio Emanuele II a Milano, sarà possibile partecipare al Rivalry Court Games. A ciascun cliente, insieme al paio di sneaker verrà rilasciata una cartolina da grattare, che potrebbe trasformarsi in un pass d’onore per il parquet della Eurolega.
Grattando la cartolina compariranno una serie di numeri, la sfida è quella di riuscire a totalizzare un numero uguale o maggiore a 12, se così sarà, potrete recarvi in cassa a chiedere il vostro biglietto per la competizione di basket più importante d’Europa, con ai piedi una sneaker che sui court è nata e con i quali continua ad avere un rapporto speciale.

Oltre a quelli già citati, gli altri store in cui sarà possibile partecipare al Rivalry Court Games sono: 
– Padova – Piazza Garibaldi, 11
– Bergamo – Orio Center, Via Portico, 60
– Como – Via Plinio, 13
– Roma – Via Ottaviano 1/3, Piazza del Risorgimento 22/26
– Torino – Shopville Le Gru, Via Crea, 10
– Napoli – C.C Giugliano In Campania, Via Santa Maria a Cubito
– Marghera – Via Pietro Arduino, 20

Rivalry | Collater.al
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Il nuovo capitolo della collezione Chile20 con adidas e Foot Locker

Il nuovo capitolo della collezione Chile20 con adidas e Foot Locker

Tommaso Berra · 2 mesi fa · Style

Si è conclusa la campagna lanciata da adidas e Foot Locker per celebrare la collezione Chile20, nata con la Coppa del Mondo di calcio del 1962, diventata poi manifesto estetico per gli artisti della scena musicale e un vero e proprio fenomeno culturale.
Nel 2023 il brand tedesco celebra il 50° anniversario della linea e per l’occasione sono stati coinvolti gli store di Via del Corso a Roma e di Corso Vittorio Emanuele a Milano, con un’iniziativa che ha celebrato il passato guardando a un futuro più inclusivo.

Acquistando un pezzo della nuova collezione, presentata nelle colorway “Alumina” e “Chalk Brown”, i clienti hanno ricevuto anche una speciale fanzine che ha regalato uno speciale premio a due clienti. All’interno di solo uno di questi poster-zine per ciascun negozio infatti era contenuto un “golden ticket”, un biglietto d’oro che dava accesso all’estrazione di una speciale sound box con all’interno microfono, cuffie e tutto l’occorrente per ascoltare e registrare nuova musica.
La nuova campagna di adidas e Foot Locker ha consolidato il legame tra la collezione Chile20 e la sua community di appassionati. Ha dato inoltre una nuova immagine all’iconica collezione, raccontando un capitolo di quel fenomeno che ha tracciato la strada ad artisti Hip Hop, permettendo loro di sentirsi parte di un movimento che negli anni si è espanso, influenzando la creatività a più livelli.

Il nuovo capitolo della collezione Chile20 con adidas e Foot Locker
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Cosa è successo all’evento di Milano per i 125 anni di Saucony?

Cosa è successo all’evento di Milano per i 125 anni di Saucony?

Tommaso Berra · 2 mesi fa · Style

Lo scorso weekend a Milano si è festeggiato il 125° anniversario di Saucony, l’“Original Running Brand” che per l’occasione ha raccontato la storia di Rod Dixon, atleta che ha aiutato a definire lo stile del brand e a far nascere il modello DXN Trainer – rilanciato proprio negli scorsi giorni.
La storia di Saucony e la legacy di “The Flying Kiwi” – come era anche chiamato Rod Dixon – sono arrivati dritti nel cuore di Milano, con un’attivazione che ha visto uno speciale takeover dell’iconica edicola di Piazza XXIV Maggio, poster affissi per le vie di Milano e su un tram Sirietto che hanno attirato l’attenzione dei passanti. La campagna sul tram Sirietto, così come quella Digital e Social, saranno attive fino alla fine di aprile.

Coloro che si sono trovati a passeggiare in zona Navigli dal 24 al 26 marzo non hanno potuto fare a meno di farsi incuriosire dalla domanda “Who is Rod Dixon?”, che ha guidato tutta l’attività di guerrilla marketing in città. L’edicola allestita con poster, gadget personalizzati e un tabloid dedicato alla storia dell’atleta hanno risposto alle curiosità, coinvolgendo tutta la community di appassionati e non anche con uno speciale Dj set di Sovltrippin, ospitato proprio dentro l’edicola nella serata di venerdì.
Durante tutto il weekend i visitatori hanno scoperto la storia di una figura fondamentale per Saucony e il ritorno di una silhouette iconica nella collezione Originals, la divisione del brand che ripropone modelli classici di derivazione running, rileggendoli in chiave lifestyle.
L’entusiasmo intorno alle DXN Trainer e a Rod Dixon ha coinvolto tutti, dai passanti più curiosi ai tanti talent che hanno partecipato all’evento, affascinati da una storia unica nel suo genere.

Saucony | Collater.al
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Cosa è successo all’evento di Milano per i 125 anni di Saucony?
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Azzedine Alaïa, il couturier controcorrente

Azzedine Alaïa, il couturier controcorrente

Andrea Tuzio · 2 mesi fa · Style

Una delle parti che preferisco di questo lavoro, parlo dello scrivere, è sicuramente il momento dedicato alla ricerca. In questa fase, oltre al predisporsi ad essere estremamente ricettivi – cosa che fa bene alla mente ma anche all’anima – si scoprono una quantità di aneddoti, fatti e storie che prima di tutto non si conoscevano e che sorprendono per la loro unicità.
Una di queste storie (faccio ammenda, non la conoscevo) è quella della rocambolesca vita, vissuta sempre e comunque controcorrente di Azzedine Alaïa.

Azzedine Alaïa è stato un couturier – guai a chiamarlo stilista, a lui questa definizione non piaceva – tunisino, nato nella capitale del paese nord africano nel 1935 da due agricoltori. Azzedine aveva una sorella gemella Hafida (sarta e che gli ha insegnato ad usare ago e filo), da lui amata più di ogni altra cosa al mondo e che ha rappresentato la sua più grande fonte di ispirazione per intraprendere la strada che poi diventerà la sua vita, insieme alla lettura di Vogue che un suo caro amico gli passava sottobanco.

L’infanzia di Azzedine a Tunisi fu semplice, umile e allo stesso tempo ricca da un punto di vista della condivisione. La madre abbandonò la famiglia abbastanza presto, il padre lavorava praticamente tutto il giorno coltivando i campi mentre lui cresceva con il nonno, con il quale spesso andava al cinema e con la nonna, l’altra figura decisiva della sua vita. Dalla nonna imparò l’accoglienza, l’apertura e la condivisione. Era solita infatti accogliere tutti nella sua cucina, dove cucinava sempre in quantità maggiori rispetto agli effettivi commensali perché se all’ultimo minuto fosse arrivato qualcuno, avrebbe comunque avuto il suo piatto a tavola. 

I primi risparmi li guadagna da giovanissimo aiutando la sua levatrice, madame Pineau, nel suo studio dove era solito sfogliare Vogue. Fu proprio lei a stimolare Azzedine a intraprendere gli studi artistici. Si iscrisse infatti all’accademia di Belle Arti di Tunisi, presso la quale portò avanti lo studio della scultura, iniziando a interessarsi maggiormente alle forme del corpo umano. 

Una volta terminati gli studi, decide di trasferirsi a Parigi con le pochissime risorse che era riuscito a mettere da parte e prende in affitto un piccolissimo appartamento (una “chambre de bonne”, monolocale tipico di Parigi) condividendolo con una sua amica con la quale era partito. 

Aver imparato ad utilizzare molto bene ago e filo, aver approfondito le forme del corpo grazie ai suoi studi ed essendo tormentato, nel senso buono del termine ovviamente, dal drappeggio e dal taglio di sbieco di Madeleine Vionnet – di sicuro una delle precorritrici più decisive della moda del XX secolo – trova un lavoro da Dior, dove però dura soltanto 5 giorni, il motivo? Pare gli facessero cucire solo le etichette dei capi. 
Per guadagnarsi da vivere inizia a fare anche il baby sitter per donne facoltose e della mobilità parigina, come la marchesa Mazan e la contessa di Blégiers. Durante le pause però, cuciva gli abiti che quelle stesse nobildonne dell’alta borghesia cittadina, indossavano regolarmente durante gli eventi mondani. 

Un’altra sua grande qualità era l’affabilità. Grazie alle sue doti di networking, come diremmo oggi, riuscì a costruirsi una rete di amicizie e legami che gli permisero di allargare in modo molto importante la sua clientela e naturalmente la sua fama.
Tra tutti gli incontri di questo periodo ce n’è uno più importante degli altri, quello con il pittore tedesco Christoph von Weyhe che sarà da quel momento in poi il suo compagno per tutta la vita, fino alla scomparsa del couturier tunisino avvenuta nel novembre del 2017. 

Il suo nome inizia a girare e a diventare una certezza: inizia a ricevere le più importanti donne parigine e non nel suo primo atelier in Rue de Bellechasse, Greta Garbo, Marlene Dietrich e Léonie Bathiat in arte Arletty, solo per citarne alcune. Le accoglieva in cucina, come faceva sua nonna con gli ospiti, e cuciva gli abiti direttamente sui corpi costringendo spesso le clienti/amiche a restare per parecchio tempo in piedi, ma lo facevano con gioia. 

“Per conoscerlo (ndr. il corpo femminile) bisogna amarle, le donne, e interessarsi a loro fino a dimenticarsi di se stessi”, ha avuto di modo di ribadire più volte Azzedine dichiarando il suo amore incondizionato e sublime nei confronti delle donne.

Non ha mai voluto entrare nel mondo patinato e “ufficiale” della moda, cosi come avevano fatto ad esempio Saint Laurent o Pierre Cardin, lui rimase fedele a se stesso rinnegando le regole del mondo fashion. Sfilava quando voleva lui e quando si riteneva pronto, non prendendo mai in considerazione il calendario, ha cambiato per semper lo status delle modelle rendendole quelle che sono oggi, delle superstar, si pensi a una giovane Cindy Crawford e Naomi Campbell ad esempio. 

Ha lavorato per Guy Laroche e Thierry Mugler ma il suo essere “contro” non gli ha mai permesso di scendere a compromessi e quindi di sottostare a determinate dinamiche. 
Gli ultimi 15 anni di carriera sono stati difficili, prima un oblio profondo e poi la rinascita grazie al gruppo Prada, a quello Richemont ma soprattutto alla sua amica fraterna Carla Sozzani.

Un uomo semplice, diretto, sincero, coerente e con un talento senza eguali, Azzedine Alaïa ha lasciato una legacy cruciale per l’intero mondo della moda. 

Azzedine Alaïa, il couturier controcorrente
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“Vieni a vedere”, Gaetano Pesce e Bottega Veneta per la Design Week

“Vieni a vedere”, Gaetano Pesce e Bottega Veneta per la Design Week

Andrea Tuzio · 2 mesi fa · Style

Il legame intrinseco che esiste tra Bottega Veneta e il celebre designer, architetto e scultore Gaetano Pesce è ormai un dato di fatto.

Dopo “Come stai?”, l’opera che ha fatto da scenografia allo show della Spring/Summer 2023 della maison italiana di proprietà del gruppo Kering – esposte poi durante la 18esima edizione di Design Miami – l’artista originario di La Spezia ha realizzato due borse in edizione limitata e una nuova installazione immersiva e site-specific chiamata “Vieni a vedere”, che sarà visitabile dal 15 al 22 aprile, in occasione della Milano Design Week 2023 (17-23 aprile), presso la boutique Bottega Veneta di Via Montenapoleone.  

“Lo spazio in cui presentiamo le borse è una grotta. È stretta, si percorre uno alla volta, che sia sottoterra o in superficie, si trova un modo per attraversarla. Quello che si attraversa in realtà è la sagoma di una figura intenta a tirare a canestro. Rappresenta quasi una vittoria, ma non è chiaro se centrerà il canestro o meno. In questo caso, la vittoria è una scoperta, quella del linguaggio della rappresentazione. Si tratta di aprire nuove strade al design”, queste le parole del designer. 

In questa occasione Pesce ha realizzato un’opera che miscela resina e tessuto e che fa da sfondo alle borse che il designer ha reinterpretato, My dear mountains e My dear prairies, rispettivamente in 15 e 3 esemplari, dove si miscelano perfettamente l’attitude artigianale della maison e quelli che sono i ricordi strettamente personali dell’artista, mettendo insieme la gioventù passata a Este, a sud dei Colli Euganei, e la sua vita americana, che vive ormai dal 1983.

“Vieni a vedere” sarà aperta al pubblico dal 15 al 22 aprile, basta registrarsi cliccando qui

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