Behind the artwork – I ricami femministi dell’artista Sophie King

Giulia Pacciardi · 4 anni fa

Se i capi d’abbigliamento sono, da sempre, un mezzo per esprimere il proprio io, quello che fa Sophie King è qualcosa di più.
Embroidery artist inglese, utilizza il metodo del ricamo per parlare alle donne, e, negli anni, è riuscita a diventare una vera e propria voce di culto con un seguito che supera i 90 mila follower.
Tantissime le quotes importanti, rilevanti, soprattutto in un periodo storico dove le libertà, la considerazione e i diritti delle donne sembra stiano venendo meno.
Noi l’abbiamo intervistata, ci siamo fatti raccontare chi è, come e perché ha iniziato e quali sono le sue fonti d’ispirazione.
L’intervista e, una selezione di immagini che raccontano il suo intento le trovate qui, mentre qui il suo profilo Instagram e qui il sito dove potete anche acquistare alcuni dei suoi lavori.

Raccontaci di te, qual è il tuo background, cosa hai studiato e quali sono le tue più grandi passioni?

All’università ho studiato storia dell’arte e la odiavo. Non pensavo di essere abbastanza brava per fare belle arti all’università, così ho optato per il lato più “accademico”, un mio rimpianto.
Ho sempre amato la moda, l’arte e il cinema!

Come ti è venuta in mente l’idea di customizzare quasi ogni cosa con delle frasi così importanti?

Sono sempre stata interessata alle possibilità che un mezzo come l’abbigliamento può avere per comunicare messaggi che riguardano noi stessi, gli altri e il mondo che ci circonda. Come oggetti che usiamo quotidianamente possano avere anche un altro significato.

Quanto tempo impieghi per creare uno dei tuoi artwork? Qual è la parte più difficile dell’intero processo?

Può richiedere da un giorno a una settimane o mesi. Ci vuole molto tempo ma, soprattutto, molta pazienza. La cosa più difficile per me è stare seduta tutto quel tempo.

La gran parte dei tuoi artwork sono legati al concetto di “female empowerment”, ad oggi pensi che le differenze tra donne e uomini sia ancora così sostanziali?

Non credo che uomini e donne siano intrinsecamente così diversi, il modo in cui viviamo il mondo però lo è.
Un buon esempio può essere quello della mascolinità “tossica”, quando colpisce un uomo lo fa rendendogli difficile l’espressione delle emozioni, mentre per le donne può essere legata alla dimensione della violenza. Stessa cosa, due modi molto diversi di viverla.

Quale credi sia il tuo artwork più significativo?

Penso che “stop teaching girls that boys are mean to them because they like them” sia quella che ha attirato più attenzione, forse quella da cui le persone si sono sentite più rappresentate. Per quanto riguarda me è quella che mi ha spinto a continuare questo lavoro e a voler esplorare temi ancora più intimi.

Hai delle muse ispiratrici?

Amo Leonor Fini, Leonora Carrington, Elizabeth Taylor, Serena Williams, tutte donne ambiziose e determinate.

Quali sono i tuoi progetti futuri?

Continuare il mio lavoro facendo sempre di più.


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