Qualche anno fa mi ritrovavo in una di quelle fiere del mondo dell’arte, popolate – per la maggior parte – da appassionati. Molte delle opere già vendute alla preview e quello che rimane, per noi comuni mortali, non era altro che qualche minuto davanti a opere dei più grandi artisti del nostro tempo e qualche tote bag super cheap. Per me, dopo la visione di una delle tele di Jenna Gribbon, in mostra in questo spazio temporale assurdo, è cambiato tutto.
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Qualche mese fa, Regarding Me Regarding You and Me è stato battuto all’asta da Christie’s per $478.800 come riporta exibart. L’opera mostra la moglie dell’artista – soggetto frequentissimo nelle opere di Gribbon – in un momento di grande intimità. Le pennellate gestuali avvalorano questo senso di vicinanza e fisicità che cattura anche uno sguardo che, se a primo impatto sembra sfuggente, rivela intensità e serietà. L’osservazione è la chiave di volta dei lavori di Gribbon che tenta una rieducazione non indifferente dello spettatore.
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Un altro aspetto interessante della carriera di Jenna Gribbon sta nel mondo in cui è arrivata nell’Olimpo del mondo dell’arte. The Art of Making It – un documentario sul mondo dell’arte risalente al 2021 e diretto da Kelcey Edwards – racconta anche di come Gribbon abbia conquistato il successo anche grazie a Instagram. Questo preziosissimo lungometraggio – ahimè – non è disponibile in Italia. Forse troppo forte per questo Paese che incentiva così poco i giovani creativi nel mondo dell’arte.
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Jenna Gribbon riflette in modo consapevole sul rapporto spettatore-artista-soggetto e ci mostra il corpo femminile, discostandosi completamente dall’assunto che i produttori culturali siano sempre e solo uomini. In sostanza, Jenna Gribbon è l’unico faro di speranza per chi vuole un mondo dell’arte libero dal peso del male gaze da cui ci sentiamo presi in ostaggio da sempre.
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